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Sacrificio nell'Islam
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Sacrificio nell'Islam
La cultura islamica, che riserva non piccoli spazi liturgici ai rituali sacrificali, a causa della mancanza di sacerdozio ha introdotto alcune varianti in una tradizione sacrificale che era solidamente affermata in epoca ben precedente all'avvio nel VII secolo dell'azione apostolica di Muhammad. In età preislamica sappiamo quanto diffusa fosse la pratica di uccidere mammiferi a sangue caldo sui betili o sugli idoli dello sterminato pantheon originato dal diffuso enoteismo peninsulare arabico.
Se nell'Arabia meridionale la pratica sacrificale era riservata a un clero che si ritagliava il compito di officiare tali riti dietro compenso, nell'Arabia centrale e settentrionale tale ufficio era appannaggio dei sadin, o custodi, dei numerosi santuari che, anch'essi dietro compenso, non mancavano anche di emettere vaticini dalla varie divinità oracolari arabe, prima fra tutte Hubal, venerato nel santuario urbano meccano della Kaʿba.
La triade preislamica di Manāt, Allāt e al-ʿUzzā era normalmente venerata con sacrifici cruenti di dromedari od ovini, la cui arteria giugulare veniva recisa da una lama dal sacrificatore, che faceva in modo di far colare il sangue dell'animale all'interno di un bacino sottostante ( ghabghab) l'idolo stesso.
L'affermarsi dell'Islam non mutò vari riti sacrificali, come quello adempiuto al culmine del rito del ḥajj, anche se se ne era stato mutato dal Corano il fine ultimo, che era quello di onorare l'unico Dio, Allāh.
Sacrifici cruenti erano compiuti anche nel mese di rajab (inizialmente destinato al rito della ʿumra preislamica) ma la trasformazione di questo pellegrinaggio in un rito minore, lecito in tutti i mesi dell'anno lunare islamico, salvo quello di dhū l-Ḥijja riservato al pellegrinaggio canonico del ḥajj, fece cadere in disuso tale pratica.
Essa si conservò invece nella cerimonia della tasmiyya, ovvero "imposizione del nome" per il neonato, un vero e proprio "rito di passaggio" per il quale si prevede tuttora il sacrificio di un piccolo animale, spesso un piccione, accompagnato dal taglio dei capelli del piccolo.
Una questione dibattuta è infine quella relativa al maysir che, se ufficialmente viene indicato come un gioco, viene visto invece sensatamente come un "sacrificio di comunione" da parte di Tawfiq Fahd
Se nell'Arabia meridionale la pratica sacrificale era riservata a un clero che si ritagliava il compito di officiare tali riti dietro compenso, nell'Arabia centrale e settentrionale tale ufficio era appannaggio dei sadin, o custodi, dei numerosi santuari che, anch'essi dietro compenso, non mancavano anche di emettere vaticini dalla varie divinità oracolari arabe, prima fra tutte Hubal, venerato nel santuario urbano meccano della Kaʿba.
La triade preislamica di Manāt, Allāt e al-ʿUzzā era normalmente venerata con sacrifici cruenti di dromedari od ovini, la cui arteria giugulare veniva recisa da una lama dal sacrificatore, che faceva in modo di far colare il sangue dell'animale all'interno di un bacino sottostante ( ghabghab) l'idolo stesso.
L'affermarsi dell'Islam non mutò vari riti sacrificali, come quello adempiuto al culmine del rito del ḥajj, anche se se ne era stato mutato dal Corano il fine ultimo, che era quello di onorare l'unico Dio, Allāh.
Sacrifici cruenti erano compiuti anche nel mese di rajab (inizialmente destinato al rito della ʿumra preislamica) ma la trasformazione di questo pellegrinaggio in un rito minore, lecito in tutti i mesi dell'anno lunare islamico, salvo quello di dhū l-Ḥijja riservato al pellegrinaggio canonico del ḥajj, fece cadere in disuso tale pratica.
Essa si conservò invece nella cerimonia della tasmiyya, ovvero "imposizione del nome" per il neonato, un vero e proprio "rito di passaggio" per il quale si prevede tuttora il sacrificio di un piccolo animale, spesso un piccione, accompagnato dal taglio dei capelli del piccolo.
Una questione dibattuta è infine quella relativa al maysir che, se ufficialmente viene indicato come un gioco, viene visto invece sensatamente come un "sacrificio di comunione" da parte di Tawfiq Fahd
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