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I TAROCCHI DAL PUNTO DI VISTA FILOSOFICO

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I TAROCCHI  DAL PUNTO DI VISTA FILOSOFICO Empty I TAROCCHI DAL PUNTO DI VISTA FILOSOFICO

Messaggio Da Angelodiluce Mar Lug 27, 2010 2:20 am

Si annida in molti un vivo desiderio, una voglia grande di diventare maghi: scienziati, filosofi, ricercatori indipendenti, dottori pratici di ipnotismo, magnetizzatori, ciarlatani, giornalisti, preti e mistici, tutti hanno la loro famosa idea della magia e dell'arcano magico. Chi posa a superuomo arrivato al settimo cielo, chi a critico incredulo, chi a mistico, chi a pontefice che scomunica. Ma dal 1899 in cui cominciai a scrivere della Scienza dei Magi, un progresso enorme si è compiuto: la scienza umana, osservatrice e sperimentale, attraverso tanti studi e memorie d'indole diversa, è arrivata a capire e a confessare che vi è qualche cosa nell'uomo vivente, la quale a prima vista non appare: una riserva di forze ignorate che in certi momenti non precisabili possono dare fenomeni inaspettati ed effettivi. Se l'uomo non fosse la bestia più intelligente e dotta della zoologia, si contenterebbe di mettere a profitto quello che ha trovato e provato, per allargare la conoscenza pratica di queste realizzazioni di poteri occulti che sono in noi. Poteri che sono in noi, non in noi che abbiamo imparato a leggere e in noi che abbiamo studiato nelle scuole statali un sacco di belle cose scientifiche (ora si insegna ufficialmente anche la psicologia sperimentale) ma in noi uomini, vale a dire in me, in voi, nel vostro portinaio, nel proto, nell'umile donnetta, nella gran dama che passa in automobile, e via di seguito. Viceversa, l'uomo intelligente e dotto, fabbrica sul poco di pratica degli altri, castelli di teorie che imbrogliano peggio tutte le semplici osservazioni delle persone semplici, che tentano di sperimentare senza spiegarsi pel momento nulla ; così non più il fenomeno delle forze occulte in noi si ricerca secondo natura, ma attraverso questo cumulo di teorie sballate, e si finisce in quella torre babelica che fu la confusione delle lingue ai tempi della storia sacra. Per dirne una: molti di quelli che si occupano in Italia e altrove di questi studi: mistici e teosofi per la maggior parte, oltre a screditare questa nostra Magia antica, vedono dovunque la Magia nera. Questo appellativo di NERA, mette i brividi. Deve commettere molte tonnellate di guai questa cosa tanto nera! "La moda onesta è la spiritualizzazione, l'uomo deve evolvere in alto, non in basso; deve allontanarsi dalla materia, non involversi nella pesante e più bassa fanghiglia della terra; tutto ciò che è fine, scopo, preciso risultato che un mago si propone per beneficio suo o di altri, è un errore condannabile; ecco perché la Magia è da scartarsi, e la "nera" specialmente deve essere maledetta." Bisogna rispondere così: la Magia è filosofia pratica e naturale. Non è mago colui che non crea, non benefica, non guarisce, non prende, non dona, non consola, non prevede, non provvede, non ama, non benedice, non solleva, non difende, non abbatte, non arresta, non deprime. Le forze occulte residenti in noi, integrate in poteri che sono essenzialmente della nostra natura animale, come i muscoli del nostro corpo, diventano atrofiche se l'esercizio non le sviluppa rendendole elastiche. La volontà direttrice di queste forze è un riflesso di quella scintilla divina che è il nostro intelletto. Nell'equilibrio di spirito e materia, maritati in dolce temperamento, la volontà non è mai tentata a prevaricare: la giustizia nel desiderio determina la potenza realizzatrice della volontà, il fiat. L'uomo deve tendere con tutte le sue forze all'integrazione dei poteri e delle virtù della sua personalità latente, dormiente, dimentica, innanzi alla nuova personalità che gli ha imposto la società in cui vive. Né mistico per eccesso di spirito, né bestia per preponderanza della parte più grate dei suoi elementi. Così, lentamente evolvendo, entra nel campo del mag: uno stato dell'essere che chi non prova non può intendere. Trovo in un libro di persona molto stimata, che per autoipnotizzazione i maghi ottengono tutto; così in un opuscolo americano che è emanazione di un'impresa per fare i maghi in ogni parte del mondo, a dieci dollari per mese. È tanto facile dire come gli altri fanno la magia, senza farla! Così le opinioni dei mistici, degli spiritisti, dei filosofi e dei teosofi. Se riesci a fare quel che vuoi tu, in una zona di giustizia umana ove la tua coscienza resta pura, non trattenerti a realizzare il bene per te e per gli altri: guarendo, donando, rendendo felice anche per un istante chi ricorre a te per la più volgare delle cose; e non prendere sul serio i moniti delle persone che trovano degno dei superuomini il rifiuto a chi domanda aiuto.

Capitolo I



Nello studiare le Scienze Occulte, procedete da idee semplici e chiare. Se lasciate briglia sciolta alla fantasia, all'immaginazione, troverete nell'esagerata tensione del vostro orgoglio, di aver raccolto un risultato nullo. La Magia Naturale mette a profitto lo sviluppo delle forze occulte che si trovano nascoste in ogni organismo umano. Senza esagerare, sviluppa come può e per quel che può le manifestazioni che in noi possono produrre le forze non coltivate. Quando dico forze, dico vibrazioni sottili, potenti ed intelligenti del corpo umano, in sé stesso preso come unità e nei rapporti con la natura universale. Il misterioso, il meraviglioso, il miracolo è nell'orbita della natura e non di là o sopra la natura. Sono le pratiche di leggi ignorate dalla conoscenza umana che presentano risultati non spiegabili e prodigiosi nell'insieme delle tante manifestazioni, sempre varie e sempre inattese. L'ignoranza e la superstizione dei volgari, sono disorientati innanzi a fenomeni che l'uomo stesso produce in condizioni eccezionali, di cui non è facile darsi ragione. Un mondo di là è frutto e creazione di tutti gli uomini primitivi, che non possono spiegare fenomeni che non sono normali, cioè non facilmente producibili da tutti. Così furono creati i primi dei rudimentali dei selvaggi, così le religioni personificatrici di forze e di leggi naturali. L'errore di attribuire alle anime dei morti i miracoli dei vivi, è antica e sempre giovane testimonianza della ingenuità dei volghi.

L'uomo che vola in aeroplano è un dio per te persone che ignorano gli studi progressivi che hanno formato dell'aeronautica una scienza ed un'arte. L'uomo interiore come spirito vivente è stato preda delle istituzioni religiose, in tutti i tempi e sotto tutte le latitudini. È solamente da qualche secolo che la scienza officialmente riconosciuta, liberamente investiga gli stati speciali di rapporto tra il pensiero umano e la materia, e le risultanze di questi studi sono ancora modeste di fronte al grandioso intreccio di poteri dormienti nel nostro organismo: ma prima di conoscere le leggi del risveglio, passeranno ancora molti secoli! I ciarlatani profittano dell'ignoranza delle plebi intellettuali e ne sfruttano la credulità; il misticismo che è la parte più fragile del nostro meccanismo psichico, per educazione, tradizione e storia, aiuta ed alimenta lo stato di soggezione a divinità vecchie e nuove. Dove non sono creati dei astrusi o sanguinari come in oriente, si creano gli spiriti dei morti come in occidente. La magia naturale resta nell'orbita della natura, contro le debolezze in buona fede di nuove rivelazioni a base di spiriti disincarnati che tutti salutano come la religione dell'avvenire. E sarà sempre una religione, cioè una confessione dell'ignoranza umana delle leggi naturali che regolano gli spiriti dell'uomo vivente. Rispettiamo le onorevoli opinioni dei credenti, perché le scuole cristiane ci hanno inoculata la strabiliante concezione che la fede è nobiltà di espressione di anime pure e rette.La storia moderna comincerà quando una chimica nuova analizzerà e svolgerà gli elementi animici che costituiscono l'individuo uomo, e segnerà la fine di una lunga notte in cui l'uomo ha ignorato sé stesso.









La Cabala, per chi non lo sa, è la fisiologia delle leggi assolute e degli elementi immutabili della natura fisica, intelligente e mentale, della natura nella sua espressione concreta. La Cabala è forma ebraizzata della stessa filosofia orfica, egizia e pitagorica. La pitagorica è la più completa, ma è più difficile per intelletti non esercitati. Dunque in questa matematica di principi attivi e attivanti, il mondo Universo è concepito come un'unità: è la unità più grande e la più assoluta, il macrocosmo visibile e invisibile nelle sue parti lontane a cui l'occhio e il telescopio non arrivano, tutto ciò che è, l'Essere incommensurabile, infinito. L'uomo (ricordate l'enigma di Edipo) è l'unità immensurabile e infinita più piccola, è l'universo in piccolo; Essere breve, ma indeterminatamente profondo.

E' il microcosmo nella vita della realtà concreta, finita ed infinita. L'Essere unitario immenso è globale - l'Universo grande è il pieno, il riempito, il gonfio. Etereo o pesante, è complesso di materia; superbamente evaporante e determinante correnti di sottili intelligentissime forme e forze, moto, vibrazione, armonia, dove ogni spostamento di molecole planetarie e stellari ha un riflesso e una reazione sui limiti più infinitamente lontani del grande corpo. Pitagora scriverebbe a (alfa) l'uno e il mille, il milione e l'infinito: il numero cioè, il valore per nessuna forza o concezione precisabile e limitato, e pure limitato nella precisione del numero, che è grafico e per necessità finito. Bisogna intendere questo immenso che diventa finito, cioè determinato e delineato per semplice virtù della espressione. Il numero che tutto contiene in sé è l'1; ma la espressione grafica o orale è già concretazione dell'infinito nel finito. Di qui l'unità microcosmica, l'uomo. Come la concezione del grande universo è globale, il piccolo universo: l'uomo, è la profondità, l'abisso insondabile.L'abisso il quale non è nell'Universo infinito, nella unità collettiva planetaria e stellare, ma è nell'universo piccolo, nell'uomo, nella profondità oscura della sua coscienza, a cui non si assegnano limiti. Subcoscienza, coscienza, incosciente, coscienza subliminale, individuo storico, personalità occulta, demonio socratico, passioni, angeli, medianità, follia, intelligenza, mentalità superiore, bestialità, istinti, memoria, sogni, visioni, glossalia, volontà divinizzante, virtù di ogni specie, vizi di tutte le categorie, ragione, sofferenze, gioia, amori, affetti, paure… in questo abisso vi troverete tutta la grande Enciclopedia del Larousse. Il microcosmo diventa, nella sua profondità piccola e insondabile, più sbalorditivo del macrocosmo, il quale non è nell'universo nostro piccolo cosi tangibile alla percezione come il pensiero che, in un momento di buio, lampeggia nella nostra psiche e ci sbalordisce per la sua luminosità. Sondate nell'abisso, e vi troverete la chiave delle religioni vecchie e nuove; ne estrarrete gli spiriti dei morti di oggi e le tavole giranti, il diavolo delle chiese, gli elementi di tutte le umane follie, la mutabilità delle opinioni, l'ondeggiare delle fedi, il mistico evangelo del divenire, S. Ignazio di Loyola e le teorie della schiavitù o dell'anarchia.

Procedete ora per esempi: La sintesi del microcosmo è il corpo umano. Gli organi interiori del corpo umano sono termini fissi, non mobili: non sono, cioè, capaci di spostamento nell'organismo sintetico. Il cuore, i polmoni, il fegato, stanno nelle regioni ove compiono le loro funzioni particolari, né si spostano. Ogni sintesi mobile è organismo a fattori o coefficienti fissi. Il macrocosmo, cioè il mondo universo, unità sintetica immensa, deve considerarsi come mobile (sinteticamente spostabile) nel contenente infinito, ad organi e fattori fissi, di mobilità apparente, o limitata ad una orbita fissa e determinata. Nel microcosmo (uomo) la vita è il prodotto delle funzioni equilibrate dei suoi organi. Nel macrocosmo (universo) la vita è nell'attività dei suoi elementi, di cui ognuno è una sintesi organica (pianeti, gruppi stellari, sistemi solari).

Nell'uomo la lacerazione di una cellula epiteliale, la puntura di uno spillo, una pressione di qualunque punto periferico determina una sensazione tattile che può trasmutarsi in dolore, e che fa vibrare anormalmente i centri sensibili e agisce sugli organi e sulle funzioni di essi, determinando uno squilibrio tenue o forte o fortissimo; le sensazioni non sarebbero che risultati di questi squilibri, stati brevissimi e rapidissimi che rompono la quiete funzionale della sintesi più piccola. Nell'universo qualunque alterazione, anche normale, della funzionalità dei suoi grandi organi, qualunque stato nuovo di condizioni di essere di un pianeta o di un sole lontanissimo miliardi di chilometri, determina sul resto del grande corpo sintetico, una riflessione sensazionale.

Se la pressione prolungata su di un'arteria brachiale arresta la circolazione nell'arto e si riflette sull'organismo umano più o meno tenuamente, l'interposizione di un pianeta fra un sole e il resto del sistema, deve modificare l'economia generale della vita planetaria in quel sistema ove ha luogo, ed oltre il sistema per riflesso. Cosi nella tradizione egizia trassero origine l'astrologia e le influenze astrali nelle ipotesi del tolöm, il collegio sacerdotale che osservava le influenze degli astri.

Cosi nel microcosmo il mondo esteriore visibile determina le impressioni anemiche, e dall'abisso ignoto(1), fondo astrale dell'uomo, emergono forze, movimenti e vibrazioni insospettati. Cosi si stabiliscono le leggi della magia divinatoria. La Cabala, dalle parole di scrittori fantasiosi, è uscita denaturata e complicata, e lo studioso - dopo tanto leggere - per ritornare col mio invito alla semplicità di origine delle interpretazioni elementari, deve demolire metà delle idee fatte e pasciute di belle frasi. Come libro misterioso, è comprensibile se si trova la chiave che la esplica, anzi le molte chiavi che l'aprono a gradi. Dal relativo monta all'assoluto, per ridiscendere al finito e al temporaneo. Per l'orientamento delle moderne ricerche, lo studio della Cabala contribuirebbe certo con un valore di grande efficacia a quel gruppo di dottrine in formazione che hanno per oggetto lo spirito dell'uomo e la materia, e non trovano il punto equilibrante in cui i due valori si compensano e si fondono(2).











La successione storica delle idee è imprecisabile. Nell'umanità, le idee generali si rincorrono e si rinnovano a cicli. Quali siano i fochi di queste curve paraboliche per valutare i cicli, non si sa. Sono ritorni a gruppi di creature sparite con la morte, e rinate a continuare l'opera iniziale di altri tempi? Sono palpiti o pulsazioni della zona colloidale dell'universo, che espellono idee e immagini scomparse e non distrutte ? . . . L'uomo ha sempre cercato il libro sintetico, poco voluminoso, capace d'integrare i problemi insoluti. Non una teoria, ma una chiave. La chiave della Cabala è a ricercarsi, come quella dell'Alchimia degli alchimisti classici, padri involontari e insospettati dei dottori in chimica delle università moderne. Il premio al rintracciatore della chiave è meravigliosamente cospicuo. Il cofanetto in ferro contenente la verità, è chiuso. Chi sa dove sia riposta la chiave! Ad un chiodo della dispensa? In fondo a un pozzo? Nel ciottolaio di Calandrino? Chi trova, apra e richiuda, conservi la chiave con cura, perché non lui perderebbe il tesoro, ma il tesoro sarebbe perduto per tutti... Il diritto di proprietà è di ieri. Il possesso con un obbligo di servitù: conservarlo per sé, nasconderlo per sé, non farselo rubare, come della vecchia lampada di Alladino. E fu logico; la Magia era Ars Regia; l'alchimia Ars Magna; sull'una e sull'altra pesava la concessione divina. Il Filalete scrive il suo trattato magistrale di Alchimia indicando l'entrata per accedere al palazzo del Re. Far bene all'umanità è dei Rosacroce, ma scrigno chiuso e chiave in tasca. V'è una seconda ragione a giustificare tale atteggiamento: la profanazione. Colui che possederà il segreto, non lo donerà alle plebi: il tesoro del bene e del male si muta in un inferno di male se elargito agl'immeritevoli, e la corona è perduta. Per arrivare al possesso, era necessario un merito. La filosofia della Cabala è realizzatrice di potere, ma per intenderla ha bisogno di essere riconsultata.









In natura esiste tra le forme un legame indissolubile come fra tutte le sostanze. Questo concetto unitario del macrocosmo unità universale, non è un saggio di difficile interpretazione dell'idea manifestativa della non separazione delle cose. La visione dell'Universo è relativa, ma dovunque e comunque armonica e di immagini legate e mai indipendenti. Questa unità nella natura esiste per impossibilità di separazione. Eppure tutte le unità di forma e di sostanza, tutte le specie naturali sono unità per sé stesse solo perché istintivamente tendono alla separazione. Un esempio: l'uomo. L'egoismo ne conserva l'unità. Un istinto rudimentale dell'egoismo deve esistere in ogni specie dei tre regni naturali della convenzionale classifica scolastica. Le forme di cristallizzazione, le forme delle fioriture nei vegetali, le forme somatiche degli animali, sono istinti dell'egoismo separatore a cui tendono, senza riuscirvi, tutti gli individui e tutte le unità. Il caos, nel secreto cabalistico, esclude l'idea della combinazione chimica e accentua quella della separazione come istinto, approssimandosi al miscuglio. Se al Caos fosse stato preposto il principio femminile che esiste e presiede alle forme nell'Universo, non vi sarebbero state forme, perché ciò che presiede alla fusione delle sostanze di natura separata è principio femminile a cui si dette nome Amore negli esseri a forma umana. L'odio è principio di separazione, l'egoismo nel momento della sua ribellione al mondo. Malgrado ogni ribellione, v'è un legame che non si rompe tra la volontà che non cede e il resto della natura. L'individualità è un'apparenza. Il separando è l'enigma della magia dei grandi maghi, ed è la sola finalità assoluta. Una pianta in un prato ed un cane che corre nella via che confina e si allontana dal prato, sono separati apparentemente: nel momento che guardiamo, noi dimentichiamo che cane e pianta respirano la stessa aria e toccano la stessa terra.Noi che osserviamo ciò, tocchiamo la stessa terra e respiriamo l'aria stessa, e dimentichiamo di essere parte congiunta e continua della visione esteriore. Chi ci può dire se la visione non sia un semplice prodotto di queste continuità? e che è questa a darci il senso illusivo della separazione nostra dalle cose viste?



Note:



(1) L'abisso nell'uomo è il fondo astrale la cui etimologia è oscurità. Quindi l'abisso profondo ed oscuro. La zona astrale nell'universo è egualmente zona senza luce, cioè nera.

(2) Questo io scrivevo nel 1905; dopo 16 anni si accenna a una nuova rivoluzione dello scibile con le teorie nuovissime di Eistein a carattere matematico ma… a contenuto schiettamente cabalistico.

La teoria della relatività nella determinazione di spazio e di tempo, la concezione antieuclidea, le negazioni delle verità assiomatiche accettate come assolute, lo sfacelo della dottrina Newtoniana e la concezione scientifica di una visione dell'esistente in natura a 4 dimensioni, formano un cumulo di percezioni… cabalistiche. Ora la portala di queste teorie nuove sarà immensa sulle scienze biologiche, sulla discussione intorno ai fenomeni fisici e sui valori capovolti dei principi di base nei giudizi sulle esperienze scientifiche. L'intuizione prende un aspetto nuovo (che sia quella del Cardano, il medico milanese traduttore del Sinesius, che fece sorridere quando volle dimostrare, in base ai principi della Cabala, come l'intuizione dovesse riferirsi ai procedimenti logici per la ricerca della verità?) e la causalità un carattere di precedenza.
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