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La mappa di Piri Reis
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La mappa di Piri Reis
La mappa di Piri Reis Quando la sua nave ammiraglia attraccava in qualche nuovo porto, Piri Reis e i suoi aiutanti perlustravano i bazar alla ricerca di antiche carte. Durante una battaglia navale, l'ammiraglio catturò molti marinai nemici. Uno di questi si vantava di aver navigato con Colombo durante i suoi tre viaggi verso il nuovo mondo. Reis, continuamente alla ricerca di nuove informazioni e di mappe, interrogò l'uomo, che rivelò d'essere veramente uno dei marinai di Colombo. Reis gli domandò se Colombo era pazzo, o se sapeva che esistevano delle terre oltre l'oceano. Il marinaio affermò che Colombo lo sapeva perché aveva delle mappe, e che lui le aveva con sé! Gli occhi dell'ammiraglio scrutavano quelle mappe ingiallite. I tratti sulla pergamena erano precisi. Il suo alto rango gli permetteva di avere libero accesso alla Biblioteca Imperiale di Costantinopoli nella quale si trovavano numerose antiche carte. Vincitore in molte battaglie navali, la sua esistenza è stata provata con certezza. Usando queste mappe appartenute a Cristoforo Colombo e la sua collezione di antiche carte (che non sono mai state rinvenute in seguito), l'Ammiraglio Piri Reis compilò una mappa mondiale nel mese del beato Muharrem, nell'anno musulmano 919, corrispondente al periodo del calendario gregoriano che va dal 9 marzo al 7 aprile 1513 d.C. e furono donate dall'ammiraglio al sultano Solimano I il Crudele (1512-1520) nel 1517. Questa carta, ritenuta una delle primissime "mappe mondiali" (se non la prima in assoluto) che mostrava le Americhe, è sicuramente la più precisa carta redatta nel XVI secolo. Turchia, 80 anni fa. Il primo quarto del secolo scorso vede la Turchia alla fine della Guerra di Indipendenza, e l'istituzione della Repubblica da parte di Kemal Ataturk (1923). La repubblica turca fu fondata sui resti di un altro stato turco, l'impero ottomano (1299-1923). 1929. Il governo della repubblica turco decide di convertire il palazzo dello spodestato sultano ottomano di Topkapi, a Costantinopoli, in un museo. Il palazzo, situato in uno dei luoghi più belli della capitale, chiamato Sarayburnu, è composto da vari edifici, ognuno circondato da vasti giardini, che testimoniano le differenti caratteristiche dell'impero ottomano. 9 novembre 1929. Durante dei lavori di ristrutturazione vicino alla sezione degli harem, il direttore dei Musei Nazionali, Halil Edhem, era intento alla catalogazione dei numerosi reperti del palazzo quando trovò sopra una pila di macerie due mappe geografiche realizzate su pelle di gazzella, sino ad allora sconosciute al mondo scientifico, che recavano in calce la firma di Piri Reis. La parte superiore della mappa mostra chiaramente la mancanza di un'altra parte di essa comprendente la Gran Bretagna, l'Islanda e la Groenlandia. Il frammento esistente misura 90 x 65 centimetri. La sezione centrale e la parte destra (o sinistra) della carta sono mancanti. La mappa mondiale completa probabilmente misurava 140 x 165 centimetri. Non solo, ma essa mostra correttamente il Rio delle Amazzoni sorgere dalle Ande (poste sulla parte occidentale del continente e quindi, all'epoca, non ancora esplorate) e sfociare a est. Inoltre la carta mostra l'Isola di Marajó, la più grande isola circondata da acque dolci del mondo (superficie 48.000 kmq), con dettagli di una precisione incredibile. Particolare di non trascurabile rilevanza, tale isola è stata scoperta solo nel 1543... Ad essere precisi il Rio delle Amazzoni viene riportato due volte, mentre si nota l'assenza del Rio Orinoco. L'ipotesi è che Piri Reis lo abbia copiato due volte da due carte distinte. In uno dei due sbocchi al mare si riconosce il delta del fiume con l'isola di Marajó al suo interno; l'altro sbocco è privo di delta e di isola per cui doveva trattarsi di una carta di 13.000 anni fa, quando l'isola di Marajó era unita al continente e il Rio Orinoco non si era ancora formato. Basti pensare che nel 1513 Magellano, che fu il primo occidentale ad avventurarsi oltre il 40° parallelo, non pensava ancora alla sua futura impresa. Non solo, ma il Sud America e l'Africa erano riprodotte nella giusta longitudine, il che, vista l'epoca, è già di per sé un elemento curioso. Inoltre essa include dati molto precisi (in particolare catene montuose che dovevano venire scoperte solo nel 1952 e di cui il navigatore indicava l'esatta altitudine) sul continente polare meridionale, l'Antartide, scoperto solo nel 1818, cioè circa trecento anni dopo che egli realizzò questa mappa. La carta di Piri Reis è, senza alcun dubbio, un documento autentico e non una montatura o uno scherzo di qualsiasi genere. Una copia fu donata ad un diplomatico americano, la quale la conservò solo come un curioso manufatto per anni. L'ammiraglio turco aveva scritto un'annotazione sulla mappa sostenendo che "le coste e le isole su questa carta sono tratte dalla mappa di Colombo". Tale affermazione poteva finalmente stabilire una questione vecchia di secoli: Colombo sapeva di aver scoperto un nuovo mondo o morì pensando di aver trovato una nuova rotta per la Cina? Fu questo riferimento riguardante Colombo a suscitare interesse presso la stampa mondiale, che pensò di aver trovato un collegamento con la "mappa perduta" del navigatore genovese di cui egli aveva fatto uso nel primo viaggio verso il Nuovo Mondo. 1953. Un capitano di marina turco spedì la mappa di Piri Reis all'Ufficio Idrografico della Marina degli Stati Uniti, a Washington, per farla esaminare in modo accurato. Per valutarla meglio, il maggiore Walters, capo ingegnere dell'Ufficio, chiamò in aiuto il capitano Arlington H. Mallery, archeologo e studioso delle mappe antiche, autore nel 1951 di un libro intitolato "Lost America", nel quale tratta soprattutto delle controverse carte norvegesi della Groenlandia (dove Mallery afferma che queste mappe mostrano le masse terrestri sotto l'attuale cappa di ghiaccio) e del Mare del Nord secondo le quali veniva dimostrato che i Vichinghi avevano scoperto l'America. Mallery fu sconcertato nello scoprire che i dati geografici sulla mappa erano nella posizione giusta, con l'approssimazione di solo mezzo grado, cosa impossibile fino al 1753. Osservando la linea costiera meridionale della mappa, Mallery concluse che si trattava della Terra della Regina Maud, situata nel luogo esatto, comprensiva di baie ed isole. Prima di rendere pubblica la scoperta, Mallery voleva una conferma alle sue asserzioni e, assistito da due astronomi e da un cartografo dell'Ufficio Idrografico, Mallery scoprì il metodo di proiezione usato (la proiezione è il procedimento matematico utilizzato per rappresentare la superficie terrestre su di un piano e la rappresentazione stessa che ne risulta), quindi fece una griglia e trasferì la mappa di Piri Reis su di un globo. La mappa era precisa nei minimi dettagli. Avuta la controprova che cercava, Mallery rivelò le sue scoperte alla radio nell'agosto 1956. Di fronte a questi fatti, Mallery stabilì che il solo metodo per disegnare una mappa con così tanta accuratezza era il sorvolo aereo. "All'epoca in cui le carte furono stese - afferma Mallery - non solo dovevano esistere esploratori ma anche tecnici idrografici particolarmente competenti e organizzati, poiché non è possibile tracciare carte di continenti o di territori estesi quanto l'America se si è soli o anche un piccolo gruppo. Sono necessari esperti che conoscano tanto l'astronomia quanto i metodi indispensabili ai rilievi (...) Non si riesce a comprendere come si siano potute tracciare quelle carte senza l'ausilio dell'aviazione." Ma chi, 6.000 anni fa, poteva aver usato degli aeroplani per cartografare la Terra? I fiumi, le catene montuose, le isole, i deserti e le pianure erano disegnati con un'inusuale accuratezza. A tal proposito è stato addirittura ipotizzato un collegamento tra la mappa di Piri Reis e gli UFO... Tempo dopo fu effettuato nell'Antartide un profilo esplorativo tramite delle risonanze sismiche nelle vicinanze del Mare di Ross. In seguito il professor Charles Hutchins Hapgood, membro della Royal Geographic Society e insegnante di scienze al Keene College nel New Hampshire, si mise in contatto con l'Aeronautica degli Stati Uniti per stabilire se effettivamente le coste, i fiumi, le catene montuose, le pianure, i deserti, le baie disegnate sulla mappa di Piri Reis corrispondevano con la realtà. Fu allora che Hapgood iniziò il lavoro di ricerca (durato dieci anni) insieme ai suoi allievi per chiarire l'enigma delle mappe antiche. Nel gennaio del 1966, all'uscita della rivista Fate, il professor Hapgood, espose la sensazionale scoperta. "Tutto ciò era straordinario. In primo luogo, si suppone che nessuno abbia scoperto l'Antartide fino al 1818, 300 anni dopo Piri Reis, ed è considerato come impensabile che i Greci, i Romani, i Babilonesi o i Fenici possano aver navigato così lontano. In secondo luogo, la calotta di ghiaccio sull'Antartide si suppone essere vecchia di milioni di anni, e perciò esisterebbe da molto tempo prima che l'uomo si evolvesse sulla Terra e che quindi nessuno poteva aver mappato quel tratto di costa antartica". La linea costiera fu poi successivamente scansita tramite rilevamenti satellitari ed anch'essi confermarono le risultanze ottenute con il rilevamento sismografico. L'ipotesi di Mallery (vale a dire che qualcuno aveva cartografato il continente polare meridionale prima che si originò il permafrost, cioè la coltre di ghiaccio che lo ricopre) appariva oltraggiosa e la quasi totalità degli scienziati si rifiutarono di avallarla. "Sembra incredibile che gli antichi cartografi avessero mappe molto più accurate delle migliori carte prodotte al giorno d'oggi." E ancora, il capitano Mallery affermò che "era evidente che c'era pochissimo ghiaccio allora, su entrambi i poli. Ma, in secondo luogo, esse avevano un segno, per esempio, di ogni catena montuosa del Canada settentrionale e dell'Alaska, incluse alcune catene che il Servizio Cartografico dell'Esercito non aveva ancora cartografato. L'Esercito degli Stati Uniti le ha scoperte solo in quel momento e in più la mappa permise di correggere degli errori presenti nelle carte moderne! Come essi erano in grado di farlo, noi non lo sappiamo. Ma, voi ricorderete probabilmente, che i Greci avevano una leggenda che narrava di un aeroplano. Noi non sappiamo come loro potessero cartografare così accuratamente senza un aeroplano. Ma lo fecero.". La stessa convinzione manifestano alcuni cartografi del dipartimento idrografico della marina statunitense, e lo storico George Ketnam afferma che: "Ci si trova costretti a richiamarsi a certi enigmi scientifici che conducono ad immaginare civiltà molto evolute esistenti sulla Terra migliaia di anni fa o, almeno, aventi contatti col nostro pianeta". Anche in Russia si è giunti a constatazioni interessanti in proposito. Il professor L.D. Dolguin, dell'Istituto Geografico moscovita, ha affermato che i documenti riproducono senza alcun dubbio regioni che ai tempi di Piri Reis non erano assolutamente conosciute, insistendo sulle zone antartiche, mentre il professor N.Y. Mepert, dell'Istituto Archeologico, ha dichiarato: "Bisogna aspettarsi nella storia sorprese altrettanto grandi che nella fisica nucleare. Per tale ragione è necessario studiare molto bene tali carte". Ulteriori e più accurati studi hanno poi provato che l'ultimo periodo di condizioni di assenza di ghiaccio nell'Antartide terminò circa 6.000 anni fa, anche se ancora esistono dei dubbi circa l'inizio di questo periodo che è stato posto da differenti ricercatori in vari intervalli di tempo. Secondo Jack Hough dell'Università dell'Illinois, il periodo in questione va dal 13.000 al 4.000 a.C., opinione condivisa anche da alcuni esperti della Carnegie Institution di Washington, mentre secondo John G. Weihaupt, esperto in sismologia, gravità e geologia planetaria dell'Università del Colorado, in tempi relativamente recenti c'è stato un periodo di disgelo in almeno alcune parti dell'Antartico. La sua opinione è condivisa anche da molti altri geologi, che collocano questo periodo in un lasso di tempo più circoscritto, ossia tra il 7.000 e il 4.000 a.C. In un suo saggio Weihaupt afferma che: "La storia convenzionale ci dice che il continente antartico è stato scoperto meno di 200 anni fa. Comunque, l'aspetto della Terra Australis Re nella mappa di Oronzio Fineo del 1531 e la descrizione di un quasi identico continente nella carta di Mercatore del 1538 rivelano una sufficiente ed accurata conoscenza delle caratteristiche dell'Antartico, che ci portano a concludere che qualcuno scoprì e cartografò l'Antartide molto prima del 1500. La domanda è: chi? Un'interessante caratteristica della mappa di Oronzio Fineo è la ridotta cappa di ghiaccio comparata con quella che noi troviamo oggigiorno. La Scogliera di Ghiaccio di Ross (Ross Ice Shelf), per esempio, era quasi inesistente. Molti cambiamenti nella cappa di ghiaccio sono in armonia con le moderne teorie dei mutamenti climatici dell'Antartide. A quanto pare, i mari che circondavano l'Antartide erano un po' più caldi prima del 1500, ed alcuni antichi marinai non ancora identificati hanno portato la conoscenza di questo continente fino in Europa." Da notare come nell'analisi di Weihaupt non c'è menzione della mappa di Piri Reis e nessun riferimento al lavoro di Hapgood, in particolare del suo "Maps of the Ancient Sea Kings". Queste considerazioni di Weihaupt sulle possibili variazioni della cappa di ghiaccio antartica risvegliarono senza dubbio un considerevole interesse scientifico. Due lunghe lettere e le risposte di Weihaupt sono state pubblicate nel 1984 sulla rivista Eos. La prima lettera mise in evidenza in modo significativo l'omissione di Weihaupt ad ogni riferimento al popolare lavoro di Hapgood, mancanza poi ammessa più avanti dallo stesso Weihaupt. La seconda lettera veniva da uno scienziato francese, che stabiliva come: "...a dispetto di alcuni elementi difficili da verificare e a dispetto degli avvertimenti contro le teorie semplicistiche, l'idea di repentini cambiamenti nella Scogliera di Ghiaccio di Ross e della sua principale fonte di nutrimento, la Terra di Marye Bird, è assai diffusa negli Stati Uniti." Weihaupt rispose a questo con una voluminosa bibliografia a sostegno dell'ipotesi di recenti e alquanto estesi cambiamenti nella calotta glaciale antartica. Egli dichiarò inoltre che altre ricerche suggerivano che anche l'East Antarctic Ice Sheet potrebbe aver subito un disgelo durante il Pleistocene. Queste antiche mappe che mostravano l'Antartide in gran parte sgombre dai ghiacci non sono poi così assurde. In sostanza il vero mistero riguarda l'identità di questi antichi cartografi. Ora, la questione più importante da sottolineare è semplicemente la seguente: chi cartografò la Terra della Regina Maud nell'Antartico 6.000 anni fa e quale sconosciuta civiltà aveva le tecnologie e il bisogno di farlo? E' noto che la prima civiltà, secondo la storia tradizionale, si sviluppò in Medio Oriente attorno al 3.000 a.C., per poi presto essere seguita nell'arco di un millennio dalle civiltà della valle dell'Indo e da quella cinese. Di conseguenza nessuna delle civiltà conosciute potrebbe aver effettuato un simile lavoro. Chi era, 4.000 anni prima di Cristo, in grado di fare cose che solo ORA sono possibili con le moderne tecnologie? In verità, nessuno lo sa... Una ragione plausibile per la compilazione di questa carta potrebbe risiedere nel fatto che un tempo questo continente rappresentava un interesse abbastanza grande per gli antichi navigatori, tanto da indurli a riprodurre accuratamente nelle carte geografiche le sue coste libere dai ghiacci, le isole in mare aperto, i fiumi, le montagne, ed è quindi plausibile che questa terra fosse abitata e che il popolo che l'abitava fosse dedito al commercio. Ma per il momento torniamo alla mappa. In tutto il Medioevo erano in circolazione un certo numero di carte nautiche chiamate "portolani", le quali erano mappe molto accurate delle più comuni rotte di navigazione, mostranti linee costiere, spiagge, stretti, baie, ecc. Molti di questi portolani si focalizzavano sul Mar Mediterraneo, sul Mar Egeo, e su altre rotte conosciute, come il libro di navigazione che Piri Reis stesso aveva scritto. Ma alcune di esse riportavano terre ancora sconosciute, e circolavano solo tra pochi navigatori che sembravano mantenere la loro conoscenza riguardo a queste speciali mappe il più possibile all'oscuro di tutti. Si suppone, come dicevamo all'inizio, che Cristoforo Colombo sia stato uno di quelli che conoscevano queste particolari carte nautiche e molto probabilmente Piri Reis disegnò la sua mappa usando queste carte e le altre che aveva collezionato durante i suoi viaggi. Piri Reis stesso ha scritto delle note sulla mappa che ci danno un quadro del lavoro che è stato effettuato per compilarla. Egli ci dice che non ha avuto responsabilità per il rilevamento e la cartografia originale; il suo ruolo fu solo quello di un mero compilatore che usò un gran numero (circa una ventina) di mappe sorgente molto antiche, risalenti all'epoca di Alessandro Magno, che, indubbiamente, era il solo in Europa a possedere. Egli ci dice anche che alcune delle carte sorgente erano state disegnate da navigatori contemporanei, mentre altre erano mappe molto antiche, datate al 4º secolo a.C. o anteriori. La mappa in possesso di Colombo di cui dicevamo all'inizio gli sarebbe servita per la compilazione delle coste e delle isole caraibiche. Inoltre, in una nota dello stesso Piri Reis si legge: "Nel nostro secolo nessun altro possiede una carta come questa." Il dott. Charles Hapgood nella prefazione del suo libro "Maps of the ancient sea kings" (di cui vediamo la copertina qui sotto), afferma che: "Sembra che queste accurate informazioni siano state tramandate da navigatore a navigatore e sembra anche che le carte debbano essere state originate da un popolo sconosciuto e poi tramandate, forse dai Fenici e dai Minoici, che furono, per migliaia di anni e oltre, i più grandi navigatori del mondo antico. Noi abbiamo la prova che esse furono catalogate e studiate nella grande Biblioteca di Alessandria d'Egitto e la compilazione di esse fu fatta da geografi che lavoravano lì" Così Piri Reis è probabilmente venuto in possesso delle mappe una volta localizzate nella Biblioteca di Alessandria, la più famosa e importante biblioteca dei tempi antichi. Seguendo la ricostruzione di Hapgood, delle copie di questi documenti ed alcune delle mappe sorgente originali furono trasferite ad altri centri di studio, tra cui Costantinopoli. Quando poi nel 1204, anno della quarta crociata, i Veneziani entrarono in Costantinopoli, queste mappe iniziarono a circolare tra i navigatori europei. "Molte di queste mappe - continua Hapgood - erano del Mar Mediterraneo e del Mar Nero. Ma mappe di altre aree erano sopravvissute. Queste includevano carte delle Americhe e mappe degli Oceani Artico e Antartico. Divenne chiaro che gli antichi navigatori viaggiarono da polo a polo. Anche se appare incredibile, l'evidenza tuttavia indica che alcuni popoli antichi esplorarono l'Antartide quando le sue coste erano libere dal ghiaccio. E' anche chiaro che essi avevano strumenti di navigazione per determinare accuratamente la longitudine, cosa che era lontana dall'essere posseduta dalle popolazioni dell'antico Medioevo o dei tempi moderni fino alla seconda metà del 18º secolo. Questa prova di una tecnologia perduta supporta e dà credito a molte delle altre ipotesi che sono state formulate riguardo ad una perduta civiltà esistente nei tempi remoti. Gli studiosi sono stati abili a respingere molte di queste prove come pura mitologia, ma qui abbiamo fatti che non possono essere respinti. L'evidenza richiede che tutte le altre prove che sono state portate avanti in passato dovrebbero essere riesaminate con una mentalità più aperta." Ma se Hapgood si mostrò, tutto sommato, abbastanza prudente nel delineare il profilo culturale della remota ed evoluta civiltà, altri autori e ricercatori si sono sbilanciati in affermazioni decisamente più azzardate. In particolare, agli inizi degli anni Sessanta gli scrittori Louis Pauwels e Jacques Bergier, autori del libro Il Mattino dei Maghi, ipotizzarono che la mappa di Piri Reis e i prototipi da cui venne ricavata siano stati realizzati sulla base di osservazioni dirette dei profili costieri e delle caratteristiche dell'entroterra effettuate a bordo di veicoli volanti. Quest'ipotetica civiltà protostorica - sostenevano gli autori - avrebbe potuto possedere un livello tecnologico simile al nostro, ma che poi si autodistrusse per motivi ignoti. Ma c'è chi si è spinto anche oltre, come il famoso ricercatore tedesco Erich von Daniken o come l'italiano Peter Kolosimo, i quali hanno ipotizzato la presenza di cartografi extraterrestri nel nostro passato remoto. Hapgood aveva poi spedito la sua collezione di antiche mappe (vedremo poi che la carta di Piri Reis non era l'unica) a Richard Strachan, all'Istituto di Tecnologia del Massachusetts. Hapgood voleva sapere esattamente il livello matematico necessario per essere in grado di disegnare le mappe sorgenti originali. Strachan rispose nel 1965, dicendo che tale livello doveva essere molto alto. Infatti, Strachan disse che per disegnare le mappe in questo modo, gli autori dovevano conoscere la trigonometria sferica (sviluppatasi solo nel 18º secolo), la curvatura della Terra e i metodi di proiezione; conoscenze queste che sono di un livello elevato. Infatti, esaminando la carta, notiamo che l'America del Sud ha una forma stranamente allungata, nonostante la costa sia sostanzialmente esatta nel suo disegno. Quest'anomalia era spiegata dallo scienziato francese Maurice Chatelein, ex membro della NASA, secondo il quale le deformazioni delle coste rappresentate sulla carta si spiegano solo con il fatto che essa "rappresenti una proiezione piana della superficie sferica terrestre, come potrebbe essere vista da un astronauta situato ad elevata altitudine sopra l'Egitto (più precisamente sopra il meridiano di Syene) ". La proiezione moderna di un qualsiasi sferoide su di un piano darebbe luogo allo stesso risultato. Bisogna però anche precisare il fatto che ad un primo sguardo sommario la mappa di Piri Reis mostra delle incongruenze che non possono sfuggire anche ad un osservatore inesperto e che non sono certo sfuggite ai cartografi che si sono interessati a tale carta, tra i quali segnaliamo Paul Lunde, che nel 1980 espose quella che lui chiamò la Teoria Colombiana, nella quale sosteneva che le informazioni contenute nella mappa dell'ammiraglio turco provengono da carte contemporanee a Piri Reis o al massimo medioevali, e non certo a mappe stilate da antichissime e progredite civiltà che erano addirittura in grado di cartografare la superficie terrestre. Ad un'analisi attenta le teorie di Lunde possono essere condivisibili però solo per quanto riguarda la parte caraibica della mappa, mentre lo studioso si arrampica sugli specchi per spiegare la strana forma allungata dell'America del Sud, fornendo delle ipotesi che non possono essere condivise in quanto: - non crediamo che un serio cartografo e un appassionato di mappe qual era Piri Reis abbia compilato una carta geografica di tale accuratezza su di una pelle più piccola di quanto, in effetti, gli sarebbe servita per redigerla. Considerando che tale mappa doveva poi essere utilizzata e visionata da altre persone, tale ipotesi mi sembra quantomeno dubbia. "Piri Reis", fa notare P.E. Victor, "fu un cartografo di esemplare coscienziosità. Egli afferma che la stesura di una carta richiede conoscenze approfondite ed un'indiscutibile competenza e che il più piccolo errore nel disegnare una mappa la facesse divenire inservibile." - se, come afferma Lunde, la parte finale dell'America del Sud che tende verso est fa parte del continente e non è invece l'Antartide, le proporzioni tra Africa e Sudamerica ne vengono completamente stravolte. Basta prendere una qualsiasi carta geografica attuale per notare come la superficie dei due continenti sia nettamente a favore del continente africano rispetto a quello sudamericano (30 milioni di kmq contro 17). - infine, pur essendo d'accordo con Lunde sul fatto che, all'epoca di Piri Reis, non era affatto impossibile che una nave si potesse spingere più a sud rispetto alle rotte usate a quel tempo, e anche ammettendo che un vascello abbia effettivamente avvistato l'Antartide, e che chi vi si trovasse a bordo abbia cartografato le coste del continente, esse sarebbero state comunque disegnate CON la coltre di ghiaccio che le ricopre, mentre nella mappa di Piri Reis quel profilo costiero (che Lunde non spiega come possa collimare col rilievo sismografico a riflessione del 1949 di cui parlavamo in precedenza) è stato redatto SENZA la coltre di ghiaccio che lo ricopre. Pertanto il vero problema non è tanto quello di chiederci come mai in una carta geografica del 1513 compaia un continente scoperto "ufficialmente" solo nel 1818, quanto il fatto che ci sia una linea costiera rappresentata in condizioni di disgelo, condizioni che non si sono più ripresentate da 6.000 anni a questa parte. Un altro studioso, David C. Jolly, ha studiato a fondo l'intera questione, come indicato dalle sue 51 fonti di ricerca, pubblicando le sue conclusioni sullo "Skeptical Inquirer". Anch'egli non è convinto delle teorie di Hapgood, affermando come le vecchie mappe, che vengono interpretate da persone di convincimenti spesso diversi tra loro, sono spesso incomplete e ambigue. Ognuno può leggerci dentro quello che vuole. Per affermare che l'Antartide era libera dai ghiacci, basta avere solo qualche presupposto. Per esempio, uno può ruotare una caratteristica della mappa in un punto e ridurne la grandezza in un altro. Sembrerebbe che questi antichi cartografi non facessero tutte le cose nel modo giusto. Jolly ha trattato la materia con molta obiettività ed ha perfino ammesso la sua ammirazione per il lavoro di Hapgood. In sintesi Jolly afferma che: "La nostra conoscenza dei primi cartografi è limitata, dato che molto del materiale del 16º secolo è ora perduto. Mentre questo permette ampie opportunità di speculazione, ci sono stati molti studi scientifici di questo periodo. Questi studi non sono stati effettuati da gente ignorante, ma da individui che hanno speso anni per acquisire l'esperienza e la comprensione necessaria per interpretare le prove. Il professor Hapgood, a suo riconoscimento, ha speso quasi dieci anni studiando le prove e consultando gli esperti del settore. Le sue idee furono rifiutate negli ambienti scientifici, non per malanimo, ma perché egli non ha mai provato le sue teorie." Ma facciamo un passo indietro. Il professor Hapgood, nel 1958, scrisse un libro intitolato "Earth's shifting crust: a key to some basic problems of earth science", dove tracciò una teoria geologica globale la quale, insieme a molte altre anomalie nella scienza terrestre, spiegava elegantemente come e perché l'Antartide era stata libera dai ghiacci fino al 4000 a.C. Per sommi capi, la teoria è la seguente: la ragione per cui l'Antartide era sgombra dai ghiacci, e quindi con un clima molto più caldo, è da ricercarsi nel fatto che, ad un certo momento, la sua posizione non era il Polo Sud. Essa era posizionata approssimativamente 3200-3600 chilometri più a nord. A quel tempo, infatti, il Polo Sud si sarebbe trovato sul territorio degli Stati Uniti, e quasi tutta l'America settentrionale sarebbe stata soffocata dai ghiacci, che avrebbero raggiunto addirittura i 1.700 metri di spessore. Hapgood dice che "l'Antartide si sarebbe posta al di fuori del Circolo Polare Antartico in un clima temperato o temperato freddo. " e che: "Durante il presumibile spostamento verso sud del continente antartico causato dal dislocamento della crosta terrestre, il continente sarebbe divenuto gradualmente più freddo, ed una cappa di ghiaccio si sarebbe formata e spietatamente espansa per molte migliaia di anni fino a raggiungere le sue attuali dimensioni." (p. 187). La ragione per la quale il continente si mosse poi verso l'attuale posizione è da ricercarsi nel meccanismo cosiddetto del "dislocamento della crosta terrestre". Questa teoria fu illustrata a Albert Einstein, che rispose a Hapgood in termini molto entusiastici. Anche se i geologi ortodossi non sembravano accettare la teoria di Hapgood, (anche se nessuno è riuscito a dimostrare che si sbagliava) affermando che uno spostamento così violento di un continente dovrebbe aver lasciato tracce sia sul fondo dell'oceano sia prove all'interno dei ghiacci, Einstein sembrò essere molto aperto verso Hapgood affermando che: "In una regione polare c'è un continuo deposito di ghiaccio, che non è distribuito simmetricamente attorno al polo. La rotazione della Terra agisce su queste masse asimmetriche di depositi, e produce una forza centrifuga che viene trasmessa alla crosta rigida della Terra. La costante e crescente forza centrifuga prodotta in questo modo, quando essa ha raggiunto un determinato punto, produrrà un movimento della crosta terrestre rispetto al resto del nucleo della Terra...". (Prefazione di Einstein a "Earth's shifting crust..." p. 1). Tra Hapgood e Einstein ci fu un lungo scambio epistolare sulla questione del dislocamento della crosta terrestre; nella sua seconda missiva di risposta (24 novembre 1954) a Hapgood, Einstein scrisse che l'ipotesi del dislocamento non poteva essere esclusa a priori solo perché essa non collimava con quello che noi crediamo di sapere circa il passato della Terra. Quello che era necessario, affermava Einstein, erano solidi "fatti geologici e paleontologici". Per sei mesi, Hapgood raccolse prove geologiche a sostegno dell'ipotesi di un dislocamento della crosta terrestre. Il 3 maggio del 1953 Hapgood mandò 38 pagine di queste prove a Einstein, pagine la cui prova fondamentale era, come dicevamo in precedenza, che parte dell'Antartide era sgombra dai ghiacci nello stesso momento in cui il Nord America giaceva ricoperto dal ghiaccio. Einstein rispose l'8 maggio del 1953: "Ho trovato i suoi argomenti molto impressionanti e ho la sensazione che le sue ipotesi siano corrette. Uno può difficilmente dubitare che significativi mutamenti della crosta abbiano avuto luogo ripetutamente e nell'arco di un breve periodo di tempo". Einstein spronò Hapgood a trovare prove supplementari sulle "fratture terrestri". Un mese più tardi (11 giugno 1953) Hapgood mandò ad Einstein 42 pagine di prove sulle fratture terrestri e sull'evoluzione delle distese di ghiaccio. Einstein scrisse a Hapgood (17 dicembre 1953) stimolandolo a indirizzare la sua attenzione sul problema del "moto centrifugo". Hapgood rispose con quattro pagine a riguardo di questo problema e 37 pagine di "prove paleontologiche" inclusi i mammut congelati della Siberia Artica. Einstein adesso era convinto. Il 18 maggio del 1954, Einstein scrisse una favorevole prefazione al libro di Hapgood, nella quale cominciava dicendo che: "Ricevo frequentemente comunicazioni da persone che desiderano consultarmi in merito alle loro ipotesi non ancora pubblicate. Essi vengono da me senza pensare che le loro idee sono molto raramente impregnate di validità scientifica. Invece la primissima comunicazione che ricevetti dal Sig. Hapgood mi elettrizzò. La sua idea è originale, di grande semplicità, e - se essa continuerà ad essere provata - di grande importanza per tutto quello che è connesso con la storia della superficie terrestre" (prefazione di Einstein a "Earth's shifting crust..." p.1-2). Hapgood e Einstein continuarono a corrispondere e finalmente si incontrarono nel gennaio del 1955. L'ultima lettera di Einstein era datata 9 marzo 1955 solo alcune settimane prima della morte del grande fisico che avvenne il 18 aprile 1955. Gli Archivi di Einstein sono custoditi a Gerusalemme (con delle copie a Princeton) dove custodiscono la testimonianza di un'unica e misconosciuta collaborazione sulla teoria del dislocamento della crosta terrestre. Ma nonostante questo vibrante appoggio da parte di Einstein e nonostante le più recenti ammissioni di John Wright, presidente della Società Geografica Americana, per cui Hapgood ha "formulato ipotesi che urlano ad alta voce di essere ulteriormente studiate", nessun'altro ricercatore scientifico si è mai impegnato su queste antiche ed anomale mappe. Il professor Hapgood non era un geologo, o uno studioso di storia antica. E' possibile, comunque, che le future generazioni lo ricorderanno come l'uomo il cui lavoro minò le fondamenta della storia mondiale - e di gran parte del mondo geologico. Solo recentemente J.G. Weihaupt è arrivato alle stesse conclusioni di Hapgood, pur partendo da premesse diverse, le quali includono considerazioni di carattere geofisico, come abbiamo visto più sopra. Ad indiretta conferma che l'ipotesi di Hapgood è tutt'altro che irragionevole, si aggiunge il ritrovamento nell'Antartide di depositi di carbon fossile e di fossili vegetali, i quali dovrebbero essersi ovviamente formati in un clima mite. Comunque, che la teoria di Hapgood sia corretta o no, il mistero elettrizza ancora. La mappa di Piri Reis è qualcosa che non dovrebbe esistere. Quello che voglio dire è che si suppone che nessuno che abbia vissuto a quei tempi era in grado di disegnare una mappa di questa precisione; infatti le coordinate relative longitudinali sono accuratissime, come certificato dagli studi dell'Ufficio Idrografico che abbiamo visto in precedenza. E questa è una dimostrazione di una tecnologia impossibile: il primo cronometro, strumento fondamentale per calcolare la longitudine in un modo approssimativamente corretto, è stato inventato nel 1735 dall'inventore inglese John Harrison. In precedenza non esistevano metodi per calcolare la longitudine in un modo accettabile: potevano esserci errori di centinaia di chilometri... In più le nostre conoscenze sulla storia della navigazione includono un periodo prima del quale era impossibile determinare la latitudine di una nave nell'emisfero meridionale. Questo perché i soli metodi conosciuti all'epoca prevedevano le osservazioni dell'angolo tra la latitudine e la sola stella fissa presa a riferimento, - la Stella del Nord - angolo che non poteva essere osservato nell'emisfero meridionale a causa della curvatura della Terra. Nonostante questo handicap, queste mappe mostrano dettagli sorprendenti ed accurate disposizioni latitudinali di molte isole conosciute poste davanti alle più meridionali linee costiere dell'Antartide. E la carta di Piri Reis è solo una di molte mappe che mostrano terre presumibilmente sconosciute, conoscenze impossibili, ed una precisione che ancora oggi sorprendono... Articolo tratto da: members.xoom.virgilio.it/EllenRipley | |||
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