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Cheope: un crittogramma segreto e un possibile messaggio per i posteri
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Cheope: un crittogramma segreto e un possibile messaggio per i posteri
Un archeologo dilettante rumeno individuò due anni prima di Gantenbrink la Stanza Segreta nella Grande Piramide? Nel 1989, l’anno della caduta del Muro di Berlino, un altro muro infinitamente più pesante, composto di milioni di tonnellate di pietra, cedette e lasciando intravedere i suoi millenari segreti. Infatti la Grande Piramide di Cheope, grazie ad una minuscola chiave, aprì in parte i suoi misteri. La chiave era un antico bassorilievo egizio trovato nella "mastaba" di un funzionario del faraone. Chi scrive, visitando un pomeriggio a Roma un antiquario, si imbatté in un vecchio album di riproduzioni di antichi siti archeologici egiziani. In uno di loro mi colpì una raffigurazione sulle acque del Nilo dove - dietro la rappresentazione di una scena di caccia sul fiume - sembrava nascondersi qualcosa di interessante e misterioso. Sembravano proprio le tre piramidi di Giza rappresentate attraverso i remi dei rematori e i loro arpioni presenti sulle due imbarcazioni. L’autore di tale "crittogramma" era nientemeno che un ispettore delle piramidi chiamato Ti: una personalità, dunque, che fece costruire per sé una mastaba (luogo di inumazione). Sulle pareti del luogo del suo eterno riposo incise questa scena di caccia sul Nilo dove su due barche egli con i suoi cacciatori e i rematori correvano sulle acque del fiume. La mia attenzione fu però attratta dalla straordinaria geometrizzazione dell’intera raffigurazione, dove i fusti di papiro sembravano delle vere e proprie "linee guida" sul tipo di quelle sulla carta millimetrica. Se era così, era legittimo pensare che si volesse allora trasmettere un qualche messaggio codificato. Ad un attento studio mi accorsi che gli arpioni e i remi presentavano nella raffigurazione una distribuzione tale da riprodurre proprio le tre piramidi di Giza: Cheope, Chefren e Micerino. Calcolando l’angolo dalla punta della piramide principale scoprii poi con stupore che aveva 76° gradi: non certo casualmente, proprio gli stessi che troviamo nella punta della piramide di Cheope. Di più, le basi delle tre piramidi erano accomunate dalla stessa linea. Questa linea la considerai "misteriosa" perché con i riferimenti in questione non poteva certo essere normalmente e tranquillamente tracciata a quei tempi, in quanto l’ispettore avrebbe potuto pagare con la vita la anche soltanto indiretta divulgazione di conoscenze segrete. Ma forse può anche darsi che il nostro furbo ispettore avesse appositamente sepolto nella sabbia il tutto lasciando così che la linea potesse essere intravista solo dopo la sua morte. Presto scoprii che l’ispettore delle piramidi Ti (che era anche sovrintendente dei Profeti) aveva trasmesso il suo messaggio attraverso il sistema dei tre punti collineari. Quest’ultimo consiste nel collegare almeno tre elementi logici sulla stessa linea per condurre poi passo passo i destinatari del suo ragionamento a capire quanto si vuole esprimere. In natura non esistono mai tre punti collineari di tre oggetti dovuti al caso (per non parlare di cinque, sette o più ancora). Solo un’intelligenza che vuole comunicare qualcosa di specifico mette i punti in tale ordine per attirare l’attenzione e condurci così lungo il proprio "filo logico". In tal modo, proseguendo in quello che ritenevo il ragionamento dell’ispettore Ti, sono arrivato al suo apparente messaggio nascosto, consistente nel portare l’osservatore verso le stanze segrete della piramide di Cheope. In base a varie triangolazioni geometricomatematiche condotte sulla sua "Mappa Segreta" dietro la scena di caccia ho poi scoperto possibili corrispondenze a diverse stanze nella Grande Piramide. Questi spazi sono ancora impenetrabili per noi ma la loro collocazione precisa in conformità alla "Mappa" da me redatta dovrebbe permettere di individuarli in un prossimo futuro. Lo spazio che mi ha incuriosito di più era quello individuato verso la fine del condotto di (presunta) aerazione che parte dalla Camera della Regina. Perché? Semplice. Si tratta dell’unico abbordabile, per il fatto che ci si arriva attraverso il canale. Questa scoperta io l’ho effettuata già nel 1989, cioè quattro anni prima che Gantenbrink la dichiarasse. Si ringrazia Vasile Droj per l'articolo. | ||||
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