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Disturbo dipendente di personalità
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Disturbo dipendente di personalità
La caratteristica essenziale degli individui con Disturbo Dipendente di Personalità è un comportamento dipendente e sottomesso finalizzato a ricercare qualcuno che li protegga e che si prenda cura di loro. Esso nasce da una considerazione di sé come fondamentalmente inadeguati e indifesi e pertanto incapaci di affrontare il mondo soltanto con le proprie forze.
Gli individui con disturbo dipendente non sono in grado di prendere quotidianamente delle decisioni, a meno che non abbiano un numero eccessivo di consigli e di rassicurazioni da parte degli altri. Lasciare agli altri la responsabilità di prendere decisioni per la loro vita, se da un lato allevia l’ansia che ogni decisione porta con sé, dall’altro favorisce una posizione di sottomissione all’interno della relazione con l’altro.
Si sentono sconvolti e indifesi quando le loro relazioni intime terminano a causa del timore esagerato di essere incapaci di prendersi cura di sé. Li ferisce essere disapprovati, tendono ad assoggettarsi agli altri e farebbero qualsiasi cosa pur di piacere agli altri. Al fine di scongiurare l’abbandono dalle persone da cui dipendono, concordano su ciò che ritengono sbagliato piuttosto che esprimere un disaccordo.
I soggetti con disturbo dipendente hanno difficoltà ad iniziare i progetti o a fare cose per proprio conto. Aspettano gli altri per iniziare poiché credono che di regola gli altri facciano meglio. Questi individui mancano di fiducia in sé stessi e tendono a sminuire alcune delle loro abilità e punti di forza. Tendono così a fidarsi ciecamente e a contare fedelmente sugli altri prevedendo che i loro sforzi saranno premiati con l’affetto e la protezione.
In genere si scelgono partner con caratteri forti, talvolta narcisisti, che assumono nei loro confronti atteggiamenti dominanti e controllanti. Tale sbilanciamento relazionale, alla lunga, pur costituendo una sembianza di equilibrio, nuoce al soggetto dipendente, che sacrifica sé stesso in funzione della relazione e che, paradossalmente, finisce spesso per essere scaricato/a, in quanto non sufficientemente stimolante e degno di stima agli occhi del partner.
Il disturbo dipendente di personalità, se diagnosticato, beneficia di trattamenti psicoterapeutici di tipo cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni), che puntano sull’acquisizione della fiducia in sé stessi, sulla progressiva autonomia del soggetto dalle relazioni interpersonali e sulla presa di consapevolezza dei propri bisogni individuali, che spesso queste persone faticano a riconoscere e, soprattutto, ad affermare.
Gli individui con disturbo dipendente non sono in grado di prendere quotidianamente delle decisioni, a meno che non abbiano un numero eccessivo di consigli e di rassicurazioni da parte degli altri. Lasciare agli altri la responsabilità di prendere decisioni per la loro vita, se da un lato allevia l’ansia che ogni decisione porta con sé, dall’altro favorisce una posizione di sottomissione all’interno della relazione con l’altro.
Si sentono sconvolti e indifesi quando le loro relazioni intime terminano a causa del timore esagerato di essere incapaci di prendersi cura di sé. Li ferisce essere disapprovati, tendono ad assoggettarsi agli altri e farebbero qualsiasi cosa pur di piacere agli altri. Al fine di scongiurare l’abbandono dalle persone da cui dipendono, concordano su ciò che ritengono sbagliato piuttosto che esprimere un disaccordo.
I soggetti con disturbo dipendente hanno difficoltà ad iniziare i progetti o a fare cose per proprio conto. Aspettano gli altri per iniziare poiché credono che di regola gli altri facciano meglio. Questi individui mancano di fiducia in sé stessi e tendono a sminuire alcune delle loro abilità e punti di forza. Tendono così a fidarsi ciecamente e a contare fedelmente sugli altri prevedendo che i loro sforzi saranno premiati con l’affetto e la protezione.
In genere si scelgono partner con caratteri forti, talvolta narcisisti, che assumono nei loro confronti atteggiamenti dominanti e controllanti. Tale sbilanciamento relazionale, alla lunga, pur costituendo una sembianza di equilibrio, nuoce al soggetto dipendente, che sacrifica sé stesso in funzione della relazione e che, paradossalmente, finisce spesso per essere scaricato/a, in quanto non sufficientemente stimolante e degno di stima agli occhi del partner.
Il disturbo dipendente di personalità, se diagnosticato, beneficia di trattamenti psicoterapeutici di tipo cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni), che puntano sull’acquisizione della fiducia in sé stessi, sulla progressiva autonomia del soggetto dalle relazioni interpersonali e sulla presa di consapevolezza dei propri bisogni individuali, che spesso queste persone faticano a riconoscere e, soprattutto, ad affermare.
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