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Angeli e apocalisse
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Angeli e apocalisse
Apocalisse" è la trascrizione del sostantivo greco "apokalipsis", che significa "rivelazione", o meglio, letteralmente, "alzare il velo che copre o nasconde"; scoprire, svelare una cosa coperta. La traduzione corrente con "rivelazione" esprime bene l’azione di chi rimuove il velo per mostrare ciò che era nascosto.
In questa sezione affronteremo dunque quei testi che tentano di "rimuovere il velo" (del tempo o dell'ignoranza) per fare luce su avvenimenti che appartengono al Piano Divino. Inizieremo dal libro principe delle profezie e delle rivelazioni: l'Apocalisse di Giovanni, letto attraverso i simboli delle presenze angeliche.
L’ultimo libro della Bibbia è un’opera veramente originale, che affascina e sconcerta insieme.
"Ogni parola comunica un mistero": con questa sintetica espressione S. Girolamo presentava l’Apocalisse come opera superiore ad ogni possibile elogio. Tutta l’opera, infatti, è la rivelazione del mistero di Dio e la presentazione di Gesù Cristo sacramento dell’incontro con Dio.
E’ necessario da parte del lettore dell’Apocalisse avere un atteggiamento di "simpatia", con la paziente volontà di vivere e condividere l’esperienza della comunità cristiana riunita intorno all’Apostolo Giovanni.
"Proprio per la sua complessa difficoltà, l’Apocalisse è un libro eccezionale, che non lascia indifferenti: mira a coinvolgere il lettore in un’opera continua di interpretazione, al punto che il libro stesso sembra un lavoro in corso" (C. Doglio, L’Apocalisse).
Detto questo, come breve premessa, noi ci occupiamo solo dell’aspetto importante e misterioso che deriva dalla specifica presenza degli Angeli nell’Apocalisse. Non possiamo ora soffermarci sui fondamenti basilari per conoscere e capire l’Apocalisse, quali sono: forma letteraria, unità dell’opera, struttura letteraria, contesto storico, ambiente liturgico, lingua e stile, destinatari e scopo, luogo e data di composizione, autore dell’Apocalisse.
Per conoscere meglio la funzione, il ruolo e l’attività degli Angeli nell’Apocalisse, è necessario capire l’elemento fondamentale della interpretazione del testo e, in altre parole, il simbolismo.
L’azione simbolica degli Angeli nell’Apocalisse è decisiva e importante. Da rilevare subito che l’autore dell’Apocalisse menziona, nel suo libro, ben 67 volte gli Angeli (al plurale o al singolare), della quali 4 volte in modo non esplicito, come vedremo più avanti. E’ un numero di volte impressionante. In nessun altro libro della Sacra Scrittura sono nominati gli Angeli così tante volte come nell’Apocalisse. Questo per rilevare l’importanza del ruolo degli Angeli nell’Apocalisse, sia mediante la loro attività svolta, sia mediante la loro funzione assunta. Per meglio comprendere tutto ciò è bene soffermarci brevemente sul concetto di "simbolismo" nella Sacra Scrittura.
L’Apocalisse è un’antologia di visioni simboliche, derivate principalmente dai libri di Ezechiele, Zaccaria e Daniele; appartiene al metodo simbolico di comunicazione. Il simbolismo è un sistema di comunicare, tramite segni, contenuti che si vogliono far conoscere: comunicare attraverso immagini significative un messaggio religioso. Nell’Apocalisse i segni sono frutto di immaginazione, pensati con il preciso scopo di comunicare un messaggio spirituale e religioso. Per poter comunicare, però, i segni devono essere compresi; ciò significa che l’autore e il lettore devono parlare la stessa lingua simbolica, altrimenti l’opera fallisce il proprio obiettivo.
I segni si dividono in naturali e convenzionali: sono detti naturali quelli ancorati alla realtà, come per es. il fumo è segno del fuoco; mentre si dicono convenzionali i segni legati a una cultura, come per es. la bandiera è segno della patria. Nell’Apocalisse sono pochissimi i segni naturali, perché quasi tutto il patrimonio delle immagini è derivato dall’Antico Testamento e dalla cultura giudaica del I secolo.
Il simbolismo più tipico dell’Apocalisse è quello delle "catastrofi", che evoca il cambiamento nella storia mediante l’intervento di Dio. In questo quadro le realtà in atto assumono un ruolo simbolico: gli elementi cosmici, le figure angeliche, gli animali, vari oggetti, ecc. Ogni elemento simbolico deve essere compreso e decodificato, prima di passare al successivo. Tutti i simboli, tutta le immagini nell’Apocalisse hanno una portata universale e comunicano il messaggio cristiano in una dimensione cosmica valida per tutti i tempi e per tutte le situazioni, quindi anche per noi. Il compito fondamentale è l’attualizzazione alla propria concreta situazione. Il simbolo deve rimanere simbolo; comunica solo se rimane simbolo.
Questa forma di simbolismo era diffusa nel Nuovo Testamento e nella letteratura giudaica ed era dovuta a una scuola vera e propria, i cui contorni storici, al momento, ci sfuggono. Il linguaggio simbolico dell’Apocalisse era sicuramente compreso bene dai lettori del tempo in cui fu scritta, a differenza di noi tutti, che abbiamo una cultura molto diversa.
Concludendo, specifichiamo in sintesi i vari simbolismi dell’Apocalisse, che sono precisamente i seguenti: simbolismo cosmico (sole, luna, cielo, stelle, mare, ecc.), simbolismo antropologico (Angeli, uomini e loro vesti, posizioni, convitti, amore), simbolismo teriomorfo (animali, agnello, drago, bestia, ecc.), simbolismo aritmetico (numeri qualitativi piuttosto che quantitativi, come 7=totalità perfetta, 12=tribù o Apostoli, 1000= presenza attiva di Cristo). Infine ricordiamo che l’Apocalisse è la più ricca di cristologia di tutto il Nuovo Testamento e presenta una gamma particolarmente ampia di titoli cristologici. Tutti gli altri esseri viventi menzionati nel libro hanno uno scopo e un coinvolgimento in vista solo a Cristo risorto, compresi gli Angeli. Anche gli Angeli, quindi, come vedremo, hanno nell’Apocalisse un ruolo e un’attività esclusivamente a servizio di Cristo risorto.
Come abbiamo detto, la presenza degli Angeli, o dell’Angelo, nell’Apocalisse è massiccia e preponderante: ben 67 volte vengono richiamati (51 volte nei Sinottici, 21 volte in Atti; 175 volte il nome "angelos", anghelos = angelo, ricorre nel Nuovo Testamento).
Gli Angeli nell’Apocalisse svolgono la loro attività d’esecutori dei comandi del Signore; sono messaggeri e servitori fedeli di Cristo Gesù, l’Agnello, che rinnova tutto e che spezza e distrugge il male.
Nell’Apocalisse troviamo spesso gli Angeli a gruppi… oltre che il singolo Angelo. Ci sono particolarmente 7 gruppi d’Angeli. Il numero sette è un simbolismo numerico importante. Un gruppo è formato dai famosi "quattro esseri viventi", che sono menzionati 6 volte per specifiche attività (cfr. 4,6; 5,6; 5,8; 5,11; 6,6; 19,4).
Gli altri 6 gruppi sono formati da Angeli con funzioni e attività ben precise:
1) sette Angeli per sette Chiese;
2) quattro Angeli per quattro angoli;
3) sette Angeli per sette trombe;
4) sette Angeli per sette flagelli;
5) sette Angeli per sette coppe;
6) sette Angeli per annunciare l’ora del giudizio.
In questi gruppi si vede palesemente che il simbolismo numerico di 7 è evidente e rispecchia la perfezione: sette per dire tutti, cioè la totalità universale. Il numero 7 è la cifra perfetta! Sette giorni ha impiegato Dio a creare il mondo e nel settimo si riposò; sette giorni è la scansione settimanale e il settimo è il giorno del Signore; sette sono i sacramenti per la salvezza.
1,1: "… che egli manifestò inviando il suo Angelo al suo servo Giovanni"
L’Apocalisse si apre con tre versetti che intendono delineare le caratteristiche fondamentali dell’opera stessa: Dio (fonte primaria); Gesù Cristo (soggetto e oggetto principale della rivelazione; il suo Angelo (l’interprete delle figure simboliche); il suo servo Giovanni (testimone apostolico della parola di Gesù); coloro che ascoltano e mettono in pratica le cose scritte (l’intera comunità cristiana).
"Il suo Angelo" qui non solo è visto come l’interprete del messaggio simbolico, ma secondo alcuni esegeti, rappresenta probabilmente il Cristo stesso.
1,20: "… le sette stelle sono gli Angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese"
Chi sono e che cosa rappresentano "gli Angeli delle sette Chiese"? Molte sono state le soluzioni proposte, riconducibili sostanzialmente a tre: a) un individuo celeste, cioè l’autentico Angelo custode o protettore, secondo un comune modo giudaico di pensare; b) un individuo terrestre, in altre parole chi presiede la Chiesa, cioè il vescovo; c) la comunità stessa, considerata angelo per sottolineare l’aspetto trascendentale della sua natura. La maggior parte degli esegeti è propensa a considerare che si tratti del vero Angelo custode incaricato a proteggere la Chiesa e la comunità.
2,1: "All’Angelo della Chiesa di Efeso scrivi: …"
Il discorso di Cristo risorto a Giovanni prosegue con la dettatura della prima lettera all’Angelo custode di Efeso. Efeso era la città più importante della provincia romana d’Asia: centro culturale e religioso, custodiva con orgoglio il tempio della dea Artemide. Fu la sede dell’apostolo Giovanni, punto di riferimento per tutte le altre Chiese della provincia asiatica. La lettera da dare all’Angelo custode è un’esortazione affinché non venga meno l’amore originale dei cristiani, ma provochi un cambiamento di mentalità della comunità se non vuole questa mettere a rischio la sua esistenza cristiana: opposizione decisa agli eretici.
2,8: "All’Angelo della Chiesa di Smirne scrivi: …"
Smirne era una fiorente città di mare, poco più a nord di Efeso, celebrata per la sua bellezza; sede di un’importante colonia giudaica. Conobbe casi di violenta ostilità nei confronti dei cristiani, come è descritto nel martirio di Policarpo. L’esortazione dettata per l’Angelo della Chiesa di Smirne si applica ai cristiani in difficoltà, affinché ricordino il mistero profondo della redenzione operata da Cristo: la vita è un dono divino attraverso la morte, è un esodo decisivo della Pasqua cristiana.
2,18: "All’Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: …"
Tiatira, capoluogo della Lidia, situata nella fertile valle del fiume Licos, non era una città molto importante; dipendente da Pergamo, era nota soprattutto come laborioso centro artigiano e commerciale. All’Angelo custode della Chiesa di Tiatira viene elogiato il progresso nelle virtù, ma viene denunciato anche il consueto problema dell’eresia interna della Chiesa. Ai fedeli della Chiesa è chiesto solo di perseverare nel retto comportamento.
3,1: "All’Angelo della Chiesa di Sardi scrivi: …"
Sardi era stata nell’antichità una grande metropoli, ma nel I secolo d.C. la sua importanza era notevolmente diminuita. L’esortazione nella lettera dettata all’Angelo custode è perché inviti la comunità a risvegliarsi dal torpore del conformismo idolatrico, che l’uccide e a prendere coscienza della vitale tradizione apostolica.
3,7: "All’Angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: …"
Filadelfia, fondata verso il 140 a.C. da Filadelfio Attalo II, era una piccola città di modesta importanza, a 40 km da Sardi. Il giudizio sulla Chiesa di Filadelfia è positivo. L’esortazione scritta all’Angelo custode è brevissima e corrisponde a un cordiale invito a perseverare nel bene.
3,14: "All’Angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: …"
Laodicea era una città prospera nella valle del Licos sulla strada principale che collega Efeso all’Oriente; danneggiata nel 60 da un terremoto, era stata rapidamente restaurata e la sua fama era legata alla produzione di tessuti e medicamenti. Il Cristo si presenta a Giovanni con tre titoli, di cui due nuovi: Amen, Testimone, Principio. Il giudizio, che Cristo fa su Laodicea è molto duro, l’unico esclusivamente negativo. Il guaio di Laodicea è la mediocrità. L’esortazione è, di conseguenza, molto articolata, incisiva e pressante. All’Angelo custode della Chiesa viene scritto che il Cristo si impegna ad educare la comunità; ma questa deve accogliere il suo intervento con entusiasmo e disponibilità.
Questi sette Angeli dell’Apocalisse possono essere intesi come veri custodi, cioè figure di mediatori celesti attraverso i quali Cristo governa la sua Chiesa: Angeli custodi delle Chiese o personificazioni sovrumane della loro natura spirituale.
4,6: "In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d’occhi davanti e di dietro"
Questo famoso gruppo di quattro esseri viventi non è esplicitamente detto che si tratti di Angeli, ma secondo la maggioranza degli esegeti è da considerarsi come tali. Questi quattro esseri viventi sono Angeli che presiedono al governo del mondo fisico: quattro è un simbolismo cosmico (i punti cardinali sono quattro, i venti sono quattro; (cfr. 7,1). I loro molti occhi simboleggiano la scienza universale e la provvidenza di Dio. Essi adorano Dio e gli danno gloria per l’opera creatrice. Le loro forme (leone, toro, uomo, aquila) rappresentano ciò che nella creazione vi è di più nobile, forte, saggio, agile.
Con la dottrina di S. Ireneo, la tradizione cristiana ha cominciato a vedere nei quattro esseri viventi anche il simbolismo dei quattro evangelisti. I "quattro esseri viventi" nell’Apocalisse vengono menzionati 6 volte (cfr. 4,6; 5,6; 5,8; 5,11; 6,6, 19,4).
5,11: "Durante la visione poi intesi voci di molti Angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia…"
Un numero sterminato, immenso intorno al trono, cioè in cielo… Una moltitudine di Angeli partecipa alla celebrazione e uniscono la loro voce in coro in unione a Colui, che siede sul trono e all’Agnello. Il canto solenne degli Angeli, dopo aver raggiunto la profondità della terra e del mare, ritorna in alto e si conclude con l’Amen degli esseri viventi e l’adorazione degli anziani (5,14).
5,2: "Vidi un Angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne il sigillo?"
Questo Angelo sconosciuto è l’interprete, che rivolge al mondo una solenne domanda, con la quale viene posta in rilievo l’assoluta inconoscibilità del piano divino: nessuno, né Angeli, né uomini, né morti, può penetrare il mistero di Dio.
7,1-3: "Dopo ciò, vidi quattro Angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra…Vidi poi un altro Angelo che saliva dall’Oriente e aveva il sigillo del Dio vivente…"
Il numero di quattro domina questa scena: è la cifra tipicamente cosmica e indica la generalità dello spazio; la terminologia è dotta con riferimento ai quattro venti; l’idea fondamentale è il dominio universale di Dio mediante le forze angeliche. Ai quattro Angeli se ne aggiunge un altro, descritto con connotazione positiva, mentre invita a dilazionare l’intervento di giustizia punitiva affidato agli Angeli cosmici. Caratteristico di questo Angelo è, infatti, un sigillo che esprime il Dio vivente.
Da questo passo dell’Apocalisse appare evidente che gli Angeli sono messaggeri ed esecutori degli ordini di Dio e cooperano con Lui al governo del mondo.
8,1: "… si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora. Vidi che ai sette Angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe"
Il "silenzio in cielo" evoca una grande attesa per un eminente evento e indica, inoltre, lo sbigottimento universale di tutti gli esseri viventi, Angeli, uomini e cose, davanti alla manifestazione del Signore, che ormai sta per giungere. Protagonisti di questa visione e di questa scena sono gli Angeli presentati in tre diversi scenari:
a) Angeli con sette trombe;
b) un Angelo con turibolo d’oro;
c) Angeli si preparano a suonare le trombe.
Le sette figure angeliche sono conosciute dalla tradizione giudaica come le più vicine a Dio. I più importanti di questi Angeli sono nella Sacra Scrittura presenti con i nomi di Michele (cfr. Dn 10,13.21; Ap 12,15), Gabriele (cfr. Dn 8,16; Lc 1,11.19,26) e Raffaele (cfr. Tb 3,17; 12,15). Gli altri nomi di Angeli compaiono solo nei testi apocrifi. Questi Angeli costituiscono la corte celeste e svolgono, secondo la comune credenza giudaica, il ruolo di mediatori tra Dio e il mondo nei momenti di importanti eventi.
Nella visione di Giovanni a costoro vengono consegnate 7 trombe: il passivo teologico indica che il soggetto è Dio stesso. Nei versetti 3-4 e 5 del cap. 8 è descritta una scena liturgica, in cui un altro Angelo, sopraggiunto, offre incenso con molti profumi da un incensiere d’oro; questa azione liturgica e celestiale è indice della mediazione angelica nel culto cristiano: il fumo dell’incenso, che sale verso Dio, è identificato con le preghiere dei santi, offerte a Dio per mano degli Angeli (cfr. Tb 12,12).
Nei cap. 8-9-10-11 vengono descritte le attività svolte da ogni singolo Angelo, che suona la tromba e le relative conseguenze:
- primo Angelo suona la tromba: caduta di grandine e fuoco (8,7);
- secondo Angelo suona la tromba: caduta di un monte infuocato (vv. 8-9);
- terzo Angelo suona la tromba: caduta di una stella di fuoco (vv. 10-11);
- quarto Angelo suona la tromba: oscuramento dei luminari (v. 12);
- quinto Angelo suona la tromba: le cavallette;
- sesto Angelo suona la tromba: cavalli e cavalieri: duecento milioni, cioè distruzione totale (vv. 16-18);
- settimo Angelo suona la tromba: compimento del mistero (11,15-19).
Da notare che Giovanni chiama angelo anche Satana (cfr. 9,11; 12,7-9). "Il loro re era l’angelo dell’abisso, che in ebraico, si chiama Perdizione, in greco Sterminatore" (9,11). Nel cap. 12 dell’Apocalisse chiama angeli i demoni che combattevano, insieme al drago, contro Michele e i suoi Angeli. "…il diavolo e satana …, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli (12,9). L’angelo dell’abisso è usato 5 volte nell’AT come sinonimo di "abisso"; mentre i nomi di Perdizione e Sterminatore si trovano solo nell’Apocalisse.
Nel cap. 14 Giovanni vede in visione un susseguirsi di scene (precisamente 6), ognuna delle quali è gestita e governata da un Angelo, in quanto si tratta dell’intervento diretto e definitivo del Figlio dell’uomo, dell’Agnello sull’umanità: è iniziata l’escatologia finale e totale.
14,6: "Poi vidi un altro Angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno… Egli gridava a gran voce…"
Il primo Angelo ha una buona novella per tutta l’umanità. Questa buona notizia è definita "eterna" in modo che il messaggio angelico sia sintesi dell’eterno progetto di Dio per tutti.
14,8: "Un secondo Angelo lo seguì gridando: è caduta, è caduta Babilonia la grande, …"
La grande città, Babilonia, causa della distruzione di Gerusalemme e dell’esilio, era divenuta il simbolo storico del male. Il secondo Angelo esprime simbolicamente la fede nell’intervento di Dio e anticipa la celebrazione per la fine del male.
14,9: "Poi un terzo Angelo li seguì gridando a gran voce: Chiunque adora la bestia… berrà il vino dell’ira di Dio…"
Il terzo Angelo è portavoce della tradizione profetica: il suo discorso, molto lungo, annuncia con minacce la punizione agli idolatri e agli empi.
14-17: "Un altro Angelo uscì dal tempio… Allora un altro Angelo uscì dal tempio che è nel cielo…"
Qui si parla di due Angeli, uno esce dal tempio, l’altro dal tempio del cielo: probabilmente si tratta di un unico Angelo, in quanto l’unificazione è data dal simbolismo della falce.
14,18: "Un altro Angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata…"
Questo quinto Angelo porta l’ordine della vendemmia e incarica l’Angelo con la falce di compiere questa operazione. Ma non basta la vendemmia, ci sarà anche la pigiatura dell’uva nel tino.
14,19: "L’Angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio"
Qui appare l’idea dell’Angelo sterminatore dell’AT: lo sterminio delle nazioni pagane viene effettuato dagli Angeli.
15,1-8: "Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso : sette Angeli che avevano sette flagelli…, diede ai sette Angeli sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio e della sua potenza…"
Come per la serie delle sette trombe, anche in questo settenario il simbolismo è personificata dai 7 Angeli con 7 coppe per indicare che Dio interviene per liberare il suo popolo e per punire gli avversari oppressori. In questo senso le sette coppe si accostano ai sette flagelli: sono, cioè la lezione dell’intervento di Dio che giudica e salva; giudica chi si oppone, salva chi lo accoglie. I sette Angeli, che ne sono incaricati, escono dalla tenda, che è il vero tempio del cielo. In questo quadro di teofania, i sette Angeli compiono la liturgia della giustizia divina.
- I Angelo con coppa sulla terra: ulcera maligna (16,1);
- II Angelo con coppa nel mare: sangue (16,3);
- III Angelo con coppa nei fiumi: sangue (16,4);
- IV Angelo con coppa sul sole: calore (16,8-9);
- V Angelo con coppa sul trono della bestia: oscuramento (16,10-11);
- VI Angelo con coppa sul fiume Eufrate: acque prosciugate (16,12-16);
- VII Angelo con coppa nell’aria: fenomeni catastrofici (16,17-21).
Ogni coppa viene versata dall’Angelo su un ambiente diverso, per significare la portata universale dell’evento redentivo, e provoca una catastrofe in genere simile alle famose piaghe d’Egitto.
Un particolare interessante: la menzione di Babilonia e l’annuncio del giudizio contro di lei (v. 19). Un Angelo ne aveva anticipato già la caduta (cfr. 14,, ma è l’ultima sezione dell’Apocalisse che ne sviluppa ampiamente il motivo.
17,1-3: "Allora uno dei sette Angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta…"
In questa ultima sezione dell’Apocalisse Giovanni vede un scenario impressionante e catastrofico, cioè l’escatologia finale con la vittoria totale e definitiva di Cristo mediante la collaborazione costante dei suoi Angeli. In questa pericope appaiono 5 Angeli con ciascuno un’attività ben precisa e punitiva rispetto al male e al maligno:
a) un Angelo presenta la "prostituta" a Giovanni in persona, lo conduce nel deserto e gli mostra la prostituta (17,1-18);
b) un Angelo annuncia la caduta di Babilonia ( 18,1-20);
c) un Angelo getta la macina, o grande masso, in mare (18,21-24);
d) un Angelo invita gli uccelli al banchetto (19,17-21);
e) un Angelo incatena satana per mille anni (20,1-21,.
Da notare che Giovanni vede anche in questo contesto "Gli eserciti del cielo che seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro (19,14). Sono gli eserciti angelici assieme agli eserciti dei martiri, che seguono il Verbo di Dio con "spada affilata per colpire con essa le genti" (19,15).
21,9-23: "Poi venne uno dei sette Angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello"
Alla condanna della prostituta e alla distruzione di Babilonia (17,1) viene contrapposta la presentazione della sposa e della nuova Gerusalemme (21,9). Un Angelo appartenente al gruppo che ha versato le coppe (16,1-2) mostra a Giovanni in visione "la fidanzata, la sposa dell’Agnello" e la fondazione divina di una nuova città santa, cioè la Gerusalemme celeste. L’Angelo mostra a Giovanni la bellezza, la grandezza incommensurabile della nuova città santa: le mura, le porte e i basamenti; "…e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio".
22,1-7: "Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida, come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello"
Sempre lo stesso Angelo, che sta facendo un servizio istruttivo, mostra a Giovanni un "fiume d’acqua viva": le acque vive e vivificanti simboleggiano lo Spirito Santo (cfr. Gv 4,1; 7,37-39). Giovanni afferma che l’Angelo gli disse che le parole e le immagini viste "sono certe e veraci…" (22,6). Giovanni, che vide e ascoltò tutto ciò, fu preso da ammirazione e dal desiderio di ringraziare l’Angelo che aveva di fronte: "…mi prostrai in adorazione ai piedi dell’Angelo che me le aveva mostrate" (22,. Ma l’Angelo, che è messaggero ed esecutore dei comandi del Signore, gli disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli…E’ Dio che devi adorare" (22,9). Era la seconda volta che Giovanni tentava di adorare l’Angelo (19,9; 22,9), tanto era preso da stupore e ammirazione per ciò che vedeva.
Questo Angelo continua a parlare con Giovanni e a lungo; ha un colloquio, nel quale poi ordina a Giovanni di non mettere sotto sigillo, cioè comanda di divulgare la "rivelazione" dell’Apocalisse. L’Angelo continua a dare consigli a Giovanni e propone una beatitudine per "coloro che lavano le loro vesti nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna" (22,13-15).
22,16: "Io Gesù, ho mandato il mio Angelo, per testimoniare a voi queste cose…"
Così l’Apocalisse alla fine termina con la parola di Gesù stesso, in persona, che afferma di avere mandato il "suo Angelo" come testimone del suo intervento.
Il valore di questa testimonianza profetica, offerta da Giovanni al gruppo di ascolto, si fonda proprio su Cristo Gesù e sulla mediazione dei suoi Angeli. Gesù e il suo Angelo (ma chi sarà quest’Angelo?) rivolgono l’invito a chi ascolta di essere disponibili alla venuta del Signore: "Vieni; e chi ascolta ripeta: Vieni" (22,17).
In questa sezione affronteremo dunque quei testi che tentano di "rimuovere il velo" (del tempo o dell'ignoranza) per fare luce su avvenimenti che appartengono al Piano Divino. Inizieremo dal libro principe delle profezie e delle rivelazioni: l'Apocalisse di Giovanni, letto attraverso i simboli delle presenze angeliche.
L’ultimo libro della Bibbia è un’opera veramente originale, che affascina e sconcerta insieme.
"Ogni parola comunica un mistero": con questa sintetica espressione S. Girolamo presentava l’Apocalisse come opera superiore ad ogni possibile elogio. Tutta l’opera, infatti, è la rivelazione del mistero di Dio e la presentazione di Gesù Cristo sacramento dell’incontro con Dio.
E’ necessario da parte del lettore dell’Apocalisse avere un atteggiamento di "simpatia", con la paziente volontà di vivere e condividere l’esperienza della comunità cristiana riunita intorno all’Apostolo Giovanni.
"Proprio per la sua complessa difficoltà, l’Apocalisse è un libro eccezionale, che non lascia indifferenti: mira a coinvolgere il lettore in un’opera continua di interpretazione, al punto che il libro stesso sembra un lavoro in corso" (C. Doglio, L’Apocalisse).
Detto questo, come breve premessa, noi ci occupiamo solo dell’aspetto importante e misterioso che deriva dalla specifica presenza degli Angeli nell’Apocalisse. Non possiamo ora soffermarci sui fondamenti basilari per conoscere e capire l’Apocalisse, quali sono: forma letteraria, unità dell’opera, struttura letteraria, contesto storico, ambiente liturgico, lingua e stile, destinatari e scopo, luogo e data di composizione, autore dell’Apocalisse.
Per conoscere meglio la funzione, il ruolo e l’attività degli Angeli nell’Apocalisse, è necessario capire l’elemento fondamentale della interpretazione del testo e, in altre parole, il simbolismo.
L’azione simbolica degli Angeli nell’Apocalisse è decisiva e importante. Da rilevare subito che l’autore dell’Apocalisse menziona, nel suo libro, ben 67 volte gli Angeli (al plurale o al singolare), della quali 4 volte in modo non esplicito, come vedremo più avanti. E’ un numero di volte impressionante. In nessun altro libro della Sacra Scrittura sono nominati gli Angeli così tante volte come nell’Apocalisse. Questo per rilevare l’importanza del ruolo degli Angeli nell’Apocalisse, sia mediante la loro attività svolta, sia mediante la loro funzione assunta. Per meglio comprendere tutto ciò è bene soffermarci brevemente sul concetto di "simbolismo" nella Sacra Scrittura.
Simbolismo
L’Apocalisse è un’antologia di visioni simboliche, derivate principalmente dai libri di Ezechiele, Zaccaria e Daniele; appartiene al metodo simbolico di comunicazione. Il simbolismo è un sistema di comunicare, tramite segni, contenuti che si vogliono far conoscere: comunicare attraverso immagini significative un messaggio religioso. Nell’Apocalisse i segni sono frutto di immaginazione, pensati con il preciso scopo di comunicare un messaggio spirituale e religioso. Per poter comunicare, però, i segni devono essere compresi; ciò significa che l’autore e il lettore devono parlare la stessa lingua simbolica, altrimenti l’opera fallisce il proprio obiettivo.
I segni si dividono in naturali e convenzionali: sono detti naturali quelli ancorati alla realtà, come per es. il fumo è segno del fuoco; mentre si dicono convenzionali i segni legati a una cultura, come per es. la bandiera è segno della patria. Nell’Apocalisse sono pochissimi i segni naturali, perché quasi tutto il patrimonio delle immagini è derivato dall’Antico Testamento e dalla cultura giudaica del I secolo.
Il simbolismo più tipico dell’Apocalisse è quello delle "catastrofi", che evoca il cambiamento nella storia mediante l’intervento di Dio. In questo quadro le realtà in atto assumono un ruolo simbolico: gli elementi cosmici, le figure angeliche, gli animali, vari oggetti, ecc. Ogni elemento simbolico deve essere compreso e decodificato, prima di passare al successivo. Tutti i simboli, tutta le immagini nell’Apocalisse hanno una portata universale e comunicano il messaggio cristiano in una dimensione cosmica valida per tutti i tempi e per tutte le situazioni, quindi anche per noi. Il compito fondamentale è l’attualizzazione alla propria concreta situazione. Il simbolo deve rimanere simbolo; comunica solo se rimane simbolo.
Questa forma di simbolismo era diffusa nel Nuovo Testamento e nella letteratura giudaica ed era dovuta a una scuola vera e propria, i cui contorni storici, al momento, ci sfuggono. Il linguaggio simbolico dell’Apocalisse era sicuramente compreso bene dai lettori del tempo in cui fu scritta, a differenza di noi tutti, che abbiamo una cultura molto diversa.
Concludendo, specifichiamo in sintesi i vari simbolismi dell’Apocalisse, che sono precisamente i seguenti: simbolismo cosmico (sole, luna, cielo, stelle, mare, ecc.), simbolismo antropologico (Angeli, uomini e loro vesti, posizioni, convitti, amore), simbolismo teriomorfo (animali, agnello, drago, bestia, ecc.), simbolismo aritmetico (numeri qualitativi piuttosto che quantitativi, come 7=totalità perfetta, 12=tribù o Apostoli, 1000= presenza attiva di Cristo). Infine ricordiamo che l’Apocalisse è la più ricca di cristologia di tutto il Nuovo Testamento e presenta una gamma particolarmente ampia di titoli cristologici. Tutti gli altri esseri viventi menzionati nel libro hanno uno scopo e un coinvolgimento in vista solo a Cristo risorto, compresi gli Angeli. Anche gli Angeli, quindi, come vedremo, hanno nell’Apocalisse un ruolo e un’attività esclusivamente a servizio di Cristo risorto.
Commento esegetico sul testo
Come abbiamo detto, la presenza degli Angeli, o dell’Angelo, nell’Apocalisse è massiccia e preponderante: ben 67 volte vengono richiamati (51 volte nei Sinottici, 21 volte in Atti; 175 volte il nome "angelos", anghelos = angelo, ricorre nel Nuovo Testamento).
Gli Angeli nell’Apocalisse svolgono la loro attività d’esecutori dei comandi del Signore; sono messaggeri e servitori fedeli di Cristo Gesù, l’Agnello, che rinnova tutto e che spezza e distrugge il male.
Nell’Apocalisse troviamo spesso gli Angeli a gruppi… oltre che il singolo Angelo. Ci sono particolarmente 7 gruppi d’Angeli. Il numero sette è un simbolismo numerico importante. Un gruppo è formato dai famosi "quattro esseri viventi", che sono menzionati 6 volte per specifiche attività (cfr. 4,6; 5,6; 5,8; 5,11; 6,6; 19,4).
Gli altri 6 gruppi sono formati da Angeli con funzioni e attività ben precise:
1) sette Angeli per sette Chiese;
2) quattro Angeli per quattro angoli;
3) sette Angeli per sette trombe;
4) sette Angeli per sette flagelli;
5) sette Angeli per sette coppe;
6) sette Angeli per annunciare l’ora del giudizio.
In questi gruppi si vede palesemente che il simbolismo numerico di 7 è evidente e rispecchia la perfezione: sette per dire tutti, cioè la totalità universale. Il numero 7 è la cifra perfetta! Sette giorni ha impiegato Dio a creare il mondo e nel settimo si riposò; sette giorni è la scansione settimanale e il settimo è il giorno del Signore; sette sono i sacramenti per la salvezza.
1,1: "… che egli manifestò inviando il suo Angelo al suo servo Giovanni"
L’Apocalisse si apre con tre versetti che intendono delineare le caratteristiche fondamentali dell’opera stessa: Dio (fonte primaria); Gesù Cristo (soggetto e oggetto principale della rivelazione; il suo Angelo (l’interprete delle figure simboliche); il suo servo Giovanni (testimone apostolico della parola di Gesù); coloro che ascoltano e mettono in pratica le cose scritte (l’intera comunità cristiana).
"Il suo Angelo" qui non solo è visto come l’interprete del messaggio simbolico, ma secondo alcuni esegeti, rappresenta probabilmente il Cristo stesso.
1,20: "… le sette stelle sono gli Angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese"
Chi sono e che cosa rappresentano "gli Angeli delle sette Chiese"? Molte sono state le soluzioni proposte, riconducibili sostanzialmente a tre: a) un individuo celeste, cioè l’autentico Angelo custode o protettore, secondo un comune modo giudaico di pensare; b) un individuo terrestre, in altre parole chi presiede la Chiesa, cioè il vescovo; c) la comunità stessa, considerata angelo per sottolineare l’aspetto trascendentale della sua natura. La maggior parte degli esegeti è propensa a considerare che si tratti del vero Angelo custode incaricato a proteggere la Chiesa e la comunità.
2,1: "All’Angelo della Chiesa di Efeso scrivi: …"
Il discorso di Cristo risorto a Giovanni prosegue con la dettatura della prima lettera all’Angelo custode di Efeso. Efeso era la città più importante della provincia romana d’Asia: centro culturale e religioso, custodiva con orgoglio il tempio della dea Artemide. Fu la sede dell’apostolo Giovanni, punto di riferimento per tutte le altre Chiese della provincia asiatica. La lettera da dare all’Angelo custode è un’esortazione affinché non venga meno l’amore originale dei cristiani, ma provochi un cambiamento di mentalità della comunità se non vuole questa mettere a rischio la sua esistenza cristiana: opposizione decisa agli eretici.
2,8: "All’Angelo della Chiesa di Smirne scrivi: …"
Smirne era una fiorente città di mare, poco più a nord di Efeso, celebrata per la sua bellezza; sede di un’importante colonia giudaica. Conobbe casi di violenta ostilità nei confronti dei cristiani, come è descritto nel martirio di Policarpo. L’esortazione dettata per l’Angelo della Chiesa di Smirne si applica ai cristiani in difficoltà, affinché ricordino il mistero profondo della redenzione operata da Cristo: la vita è un dono divino attraverso la morte, è un esodo decisivo della Pasqua cristiana.
2,18: "All’Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: …"
Tiatira, capoluogo della Lidia, situata nella fertile valle del fiume Licos, non era una città molto importante; dipendente da Pergamo, era nota soprattutto come laborioso centro artigiano e commerciale. All’Angelo custode della Chiesa di Tiatira viene elogiato il progresso nelle virtù, ma viene denunciato anche il consueto problema dell’eresia interna della Chiesa. Ai fedeli della Chiesa è chiesto solo di perseverare nel retto comportamento.
3,1: "All’Angelo della Chiesa di Sardi scrivi: …"
Sardi era stata nell’antichità una grande metropoli, ma nel I secolo d.C. la sua importanza era notevolmente diminuita. L’esortazione nella lettera dettata all’Angelo custode è perché inviti la comunità a risvegliarsi dal torpore del conformismo idolatrico, che l’uccide e a prendere coscienza della vitale tradizione apostolica.
3,7: "All’Angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: …"
Filadelfia, fondata verso il 140 a.C. da Filadelfio Attalo II, era una piccola città di modesta importanza, a 40 km da Sardi. Il giudizio sulla Chiesa di Filadelfia è positivo. L’esortazione scritta all’Angelo custode è brevissima e corrisponde a un cordiale invito a perseverare nel bene.
3,14: "All’Angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: …"
Laodicea era una città prospera nella valle del Licos sulla strada principale che collega Efeso all’Oriente; danneggiata nel 60 da un terremoto, era stata rapidamente restaurata e la sua fama era legata alla produzione di tessuti e medicamenti. Il Cristo si presenta a Giovanni con tre titoli, di cui due nuovi: Amen, Testimone, Principio. Il giudizio, che Cristo fa su Laodicea è molto duro, l’unico esclusivamente negativo. Il guaio di Laodicea è la mediocrità. L’esortazione è, di conseguenza, molto articolata, incisiva e pressante. All’Angelo custode della Chiesa viene scritto che il Cristo si impegna ad educare la comunità; ma questa deve accogliere il suo intervento con entusiasmo e disponibilità.
Questi sette Angeli dell’Apocalisse possono essere intesi come veri custodi, cioè figure di mediatori celesti attraverso i quali Cristo governa la sua Chiesa: Angeli custodi delle Chiese o personificazioni sovrumane della loro natura spirituale.
"Chi è degno di aprire il libro e scioglierne il sigillo?"
4,6: "In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d’occhi davanti e di dietro"
Questo famoso gruppo di quattro esseri viventi non è esplicitamente detto che si tratti di Angeli, ma secondo la maggioranza degli esegeti è da considerarsi come tali. Questi quattro esseri viventi sono Angeli che presiedono al governo del mondo fisico: quattro è un simbolismo cosmico (i punti cardinali sono quattro, i venti sono quattro; (cfr. 7,1). I loro molti occhi simboleggiano la scienza universale e la provvidenza di Dio. Essi adorano Dio e gli danno gloria per l’opera creatrice. Le loro forme (leone, toro, uomo, aquila) rappresentano ciò che nella creazione vi è di più nobile, forte, saggio, agile.
Con la dottrina di S. Ireneo, la tradizione cristiana ha cominciato a vedere nei quattro esseri viventi anche il simbolismo dei quattro evangelisti. I "quattro esseri viventi" nell’Apocalisse vengono menzionati 6 volte (cfr. 4,6; 5,6; 5,8; 5,11; 6,6, 19,4).
5,11: "Durante la visione poi intesi voci di molti Angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia…"
Un numero sterminato, immenso intorno al trono, cioè in cielo… Una moltitudine di Angeli partecipa alla celebrazione e uniscono la loro voce in coro in unione a Colui, che siede sul trono e all’Agnello. Il canto solenne degli Angeli, dopo aver raggiunto la profondità della terra e del mare, ritorna in alto e si conclude con l’Amen degli esseri viventi e l’adorazione degli anziani (5,14).
5,2: "Vidi un Angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne il sigillo?"
Questo Angelo sconosciuto è l’interprete, che rivolge al mondo una solenne domanda, con la quale viene posta in rilievo l’assoluta inconoscibilità del piano divino: nessuno, né Angeli, né uomini, né morti, può penetrare il mistero di Dio.
7,1-3: "Dopo ciò, vidi quattro Angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra…Vidi poi un altro Angelo che saliva dall’Oriente e aveva il sigillo del Dio vivente…"
Il numero di quattro domina questa scena: è la cifra tipicamente cosmica e indica la generalità dello spazio; la terminologia è dotta con riferimento ai quattro venti; l’idea fondamentale è il dominio universale di Dio mediante le forze angeliche. Ai quattro Angeli se ne aggiunge un altro, descritto con connotazione positiva, mentre invita a dilazionare l’intervento di giustizia punitiva affidato agli Angeli cosmici. Caratteristico di questo Angelo è, infatti, un sigillo che esprime il Dio vivente.
Da questo passo dell’Apocalisse appare evidente che gli Angeli sono messaggeri ed esecutori degli ordini di Dio e cooperano con Lui al governo del mondo.
8,1: "… si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora. Vidi che ai sette Angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe"
Il "silenzio in cielo" evoca una grande attesa per un eminente evento e indica, inoltre, lo sbigottimento universale di tutti gli esseri viventi, Angeli, uomini e cose, davanti alla manifestazione del Signore, che ormai sta per giungere. Protagonisti di questa visione e di questa scena sono gli Angeli presentati in tre diversi scenari:
a) Angeli con sette trombe;
b) un Angelo con turibolo d’oro;
c) Angeli si preparano a suonare le trombe.
Le sette figure angeliche sono conosciute dalla tradizione giudaica come le più vicine a Dio. I più importanti di questi Angeli sono nella Sacra Scrittura presenti con i nomi di Michele (cfr. Dn 10,13.21; Ap 12,15), Gabriele (cfr. Dn 8,16; Lc 1,11.19,26) e Raffaele (cfr. Tb 3,17; 12,15). Gli altri nomi di Angeli compaiono solo nei testi apocrifi. Questi Angeli costituiscono la corte celeste e svolgono, secondo la comune credenza giudaica, il ruolo di mediatori tra Dio e il mondo nei momenti di importanti eventi.
Nella visione di Giovanni a costoro vengono consegnate 7 trombe: il passivo teologico indica che il soggetto è Dio stesso. Nei versetti 3-4 e 5 del cap. 8 è descritta una scena liturgica, in cui un altro Angelo, sopraggiunto, offre incenso con molti profumi da un incensiere d’oro; questa azione liturgica e celestiale è indice della mediazione angelica nel culto cristiano: il fumo dell’incenso, che sale verso Dio, è identificato con le preghiere dei santi, offerte a Dio per mano degli Angeli (cfr. Tb 12,12).
Nei cap. 8-9-10-11 vengono descritte le attività svolte da ogni singolo Angelo, che suona la tromba e le relative conseguenze:
- primo Angelo suona la tromba: caduta di grandine e fuoco (8,7);
- secondo Angelo suona la tromba: caduta di un monte infuocato (vv. 8-9);
- terzo Angelo suona la tromba: caduta di una stella di fuoco (vv. 10-11);
- quarto Angelo suona la tromba: oscuramento dei luminari (v. 12);
- quinto Angelo suona la tromba: le cavallette;
- sesto Angelo suona la tromba: cavalli e cavalieri: duecento milioni, cioè distruzione totale (vv. 16-18);
- settimo Angelo suona la tromba: compimento del mistero (11,15-19).
Da notare che Giovanni chiama angelo anche Satana (cfr. 9,11; 12,7-9). "Il loro re era l’angelo dell’abisso, che in ebraico, si chiama Perdizione, in greco Sterminatore" (9,11). Nel cap. 12 dell’Apocalisse chiama angeli i demoni che combattevano, insieme al drago, contro Michele e i suoi Angeli. "…il diavolo e satana …, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli (12,9). L’angelo dell’abisso è usato 5 volte nell’AT come sinonimo di "abisso"; mentre i nomi di Perdizione e Sterminatore si trovano solo nell’Apocalisse.
Nel cap. 14 Giovanni vede in visione un susseguirsi di scene (precisamente 6), ognuna delle quali è gestita e governata da un Angelo, in quanto si tratta dell’intervento diretto e definitivo del Figlio dell’uomo, dell’Agnello sull’umanità: è iniziata l’escatologia finale e totale.
"Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso"
14,6: "Poi vidi un altro Angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno… Egli gridava a gran voce…"
Il primo Angelo ha una buona novella per tutta l’umanità. Questa buona notizia è definita "eterna" in modo che il messaggio angelico sia sintesi dell’eterno progetto di Dio per tutti.
14,8: "Un secondo Angelo lo seguì gridando: è caduta, è caduta Babilonia la grande, …"
La grande città, Babilonia, causa della distruzione di Gerusalemme e dell’esilio, era divenuta il simbolo storico del male. Il secondo Angelo esprime simbolicamente la fede nell’intervento di Dio e anticipa la celebrazione per la fine del male.
14,9: "Poi un terzo Angelo li seguì gridando a gran voce: Chiunque adora la bestia… berrà il vino dell’ira di Dio…"
Il terzo Angelo è portavoce della tradizione profetica: il suo discorso, molto lungo, annuncia con minacce la punizione agli idolatri e agli empi.
14-17: "Un altro Angelo uscì dal tempio… Allora un altro Angelo uscì dal tempio che è nel cielo…"
Qui si parla di due Angeli, uno esce dal tempio, l’altro dal tempio del cielo: probabilmente si tratta di un unico Angelo, in quanto l’unificazione è data dal simbolismo della falce.
14,18: "Un altro Angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata…"
Questo quinto Angelo porta l’ordine della vendemmia e incarica l’Angelo con la falce di compiere questa operazione. Ma non basta la vendemmia, ci sarà anche la pigiatura dell’uva nel tino.
14,19: "L’Angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio"
Qui appare l’idea dell’Angelo sterminatore dell’AT: lo sterminio delle nazioni pagane viene effettuato dagli Angeli.
15,1-8: "Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso : sette Angeli che avevano sette flagelli…, diede ai sette Angeli sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio e della sua potenza…"
Come per la serie delle sette trombe, anche in questo settenario il simbolismo è personificata dai 7 Angeli con 7 coppe per indicare che Dio interviene per liberare il suo popolo e per punire gli avversari oppressori. In questo senso le sette coppe si accostano ai sette flagelli: sono, cioè la lezione dell’intervento di Dio che giudica e salva; giudica chi si oppone, salva chi lo accoglie. I sette Angeli, che ne sono incaricati, escono dalla tenda, che è il vero tempio del cielo. In questo quadro di teofania, i sette Angeli compiono la liturgia della giustizia divina.
- I Angelo con coppa sulla terra: ulcera maligna (16,1);
- II Angelo con coppa nel mare: sangue (16,3);
- III Angelo con coppa nei fiumi: sangue (16,4);
- IV Angelo con coppa sul sole: calore (16,8-9);
- V Angelo con coppa sul trono della bestia: oscuramento (16,10-11);
- VI Angelo con coppa sul fiume Eufrate: acque prosciugate (16,12-16);
- VII Angelo con coppa nell’aria: fenomeni catastrofici (16,17-21).
Ogni coppa viene versata dall’Angelo su un ambiente diverso, per significare la portata universale dell’evento redentivo, e provoca una catastrofe in genere simile alle famose piaghe d’Egitto.
Un particolare interessante: la menzione di Babilonia e l’annuncio del giudizio contro di lei (v. 19). Un Angelo ne aveva anticipato già la caduta (cfr. 14,, ma è l’ultima sezione dell’Apocalisse che ne sviluppa ampiamente il motivo.
"Allora uno dei sette Angeli... parlò con me"
17,1-3: "Allora uno dei sette Angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta…"
In questa ultima sezione dell’Apocalisse Giovanni vede un scenario impressionante e catastrofico, cioè l’escatologia finale con la vittoria totale e definitiva di Cristo mediante la collaborazione costante dei suoi Angeli. In questa pericope appaiono 5 Angeli con ciascuno un’attività ben precisa e punitiva rispetto al male e al maligno:
a) un Angelo presenta la "prostituta" a Giovanni in persona, lo conduce nel deserto e gli mostra la prostituta (17,1-18);
b) un Angelo annuncia la caduta di Babilonia ( 18,1-20);
c) un Angelo getta la macina, o grande masso, in mare (18,21-24);
d) un Angelo invita gli uccelli al banchetto (19,17-21);
e) un Angelo incatena satana per mille anni (20,1-21,.
Da notare che Giovanni vede anche in questo contesto "Gli eserciti del cielo che seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro (19,14). Sono gli eserciti angelici assieme agli eserciti dei martiri, che seguono il Verbo di Dio con "spada affilata per colpire con essa le genti" (19,15).
21,9-23: "Poi venne uno dei sette Angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello"
Alla condanna della prostituta e alla distruzione di Babilonia (17,1) viene contrapposta la presentazione della sposa e della nuova Gerusalemme (21,9). Un Angelo appartenente al gruppo che ha versato le coppe (16,1-2) mostra a Giovanni in visione "la fidanzata, la sposa dell’Agnello" e la fondazione divina di una nuova città santa, cioè la Gerusalemme celeste. L’Angelo mostra a Giovanni la bellezza, la grandezza incommensurabile della nuova città santa: le mura, le porte e i basamenti; "…e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio".
22,1-7: "Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida, come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello"
Sempre lo stesso Angelo, che sta facendo un servizio istruttivo, mostra a Giovanni un "fiume d’acqua viva": le acque vive e vivificanti simboleggiano lo Spirito Santo (cfr. Gv 4,1; 7,37-39). Giovanni afferma che l’Angelo gli disse che le parole e le immagini viste "sono certe e veraci…" (22,6). Giovanni, che vide e ascoltò tutto ciò, fu preso da ammirazione e dal desiderio di ringraziare l’Angelo che aveva di fronte: "…mi prostrai in adorazione ai piedi dell’Angelo che me le aveva mostrate" (22,. Ma l’Angelo, che è messaggero ed esecutore dei comandi del Signore, gli disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli…E’ Dio che devi adorare" (22,9). Era la seconda volta che Giovanni tentava di adorare l’Angelo (19,9; 22,9), tanto era preso da stupore e ammirazione per ciò che vedeva.
Questo Angelo continua a parlare con Giovanni e a lungo; ha un colloquio, nel quale poi ordina a Giovanni di non mettere sotto sigillo, cioè comanda di divulgare la "rivelazione" dell’Apocalisse. L’Angelo continua a dare consigli a Giovanni e propone una beatitudine per "coloro che lavano le loro vesti nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna" (22,13-15).
"Ho mandato il mio Angelo per testimoniare..."
22,16: "Io Gesù, ho mandato il mio Angelo, per testimoniare a voi queste cose…"
Così l’Apocalisse alla fine termina con la parola di Gesù stesso, in persona, che afferma di avere mandato il "suo Angelo" come testimone del suo intervento.
Il valore di questa testimonianza profetica, offerta da Giovanni al gruppo di ascolto, si fonda proprio su Cristo Gesù e sulla mediazione dei suoi Angeli. Gesù e il suo Angelo (ma chi sarà quest’Angelo?) rivolgono l’invito a chi ascolta di essere disponibili alla venuta del Signore: "Vieni; e chi ascolta ripeta: Vieni" (22,17).
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